Secondo lui, la vera poesia è morta, dato che solo quella è frutto della fantasia degli antenati, e che oramai non rimane altro che replicare ad essa. Il pensiero di Leopardi. Per Giacomo Leopardi la causa dell’infelicità umana è la natura che, considerata in un primo momento buona e benigna, viene in seguito vista come «matrigna», malvagia e feroce, in quanto suscita nell’uomo speranze e illusioni che poi delude sempre. La natura fornisce tale facoltà all'uomo come strumento per giungere non alla verità, ma ad un'illusoria felicità. l pensiero di Leopardi nasce e si sviluppa nel periodo compreso tra il 1817 e il 1837, anno della morte del poeta. [55], «Amaro e noia / La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.», Il critico tedesco Karl Vossler parla di una "religione del Nulla" a proposito del pessimismo di Leopardi, cioè di un atto di fede nel Nulla. in proposito anche gli studi che il filosofo, Paolo Ruffilli, Introduzione alle Operette morali, Garzanti. perché non rendi poi [27] Per il poeta (che non rinnega comunque la sua dottrina sul piacere come "attesa" e "assenza di dolore"), la natura, che ora viene considerata maligna, dopo aver generato un uomo, tende a eliminarlo per dar luogo ad altri individui in una lunga vicenda di produzione e distruzione, destinata a perpetuare l'esistenza e non a rendere felice il singolo. ec. Freud, Sigmund - Pensiero filosofico. Leopardi ha composto prevalentemente opere liriche, legate alle varie fasi del suo pensiero, che invece è stato espresso più chiaramente nelle opere in prosa. ec (21 luglio 1821). In polemica contro Hegel, secondo Schopenhauer la natura e il mondo non hanno un'origine razionale, ma nascono da un istinto irrazionale di vita, da una pulsione informe e incontrollata che è volontà. Contraddizione evidente e innegabile nell’ordine delle cose e nel modo dell’esistenza, contraddizione spaventevole; ma non perciò men vera: misterio grande, da non potersi mai spiegare, se non negando (giusta il mio sistema) ogni verità o falsità assoluta, e rinunciando, in certo modo anche al principio di cognizione, non potest idem simul esse et non esse. Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798, dal conte Monaldo e Adelaide Antici. In che opera, per chi, per qual patria spenderò i sudori, i dolori, il sangue mio?». Si tratta di una tematica basata su una visione materialista dell'esistenza, in cui la natura gli appare come un'implacabile forza creatrice ma allo stesso tempo distruttrice, perché dapprima genera gli uomini per poi farli morire nella sofferenza. Questo dio del Male («Re delle cose, autor del mondo, arcana / malvagità, sommo potere e somma / intelligenza, eterno / dator de' mali e reggitor del moto») è identificabile in Leopardi con il Destino o lo spietato Fato degli antichi, o la natura stessa, l'universo meccanicistico. Alfin per entro il fumo / de' sigari onorato, al romorio / de' crepitanti pasticcini, al grido / militar, di gelati e di bevande / ordinator, fra le percosse tazze / e i branditi cucchiai, viva rifulse / agli occhi miei la giornaliera luce / delle gazzette». [33], Illusioni sono la felicità (o piacere) e l'infinito a cui l'animo tende naturalmente. pensiero filosofico e poetica le tre fasi del pessimismo leopardiano l’infelicitÀ umana per tutta la vita, leopardi si pone sempre la stessa domanda: perchÉ gli esseri umani sono infelici? Guida alle opere di Giacomo Leopardi. «Ah, non avveleniamo la dolcezza che ci resta / Mi sembra di vedere dei forzati in una cella funesta / Che pur potendo soccorrersi, l'un contro l'altro accaniti / Si combattono con i ferri da cui sono incatenati.» (Voltaire, Esso sarà un tema ripreso da esistenzialisti come, «C'è del malsano in quelle prose e in quelle palinodie e paralipomeni, e lo stesso De Sanctis fu tratto a parlare del, Rivolto a Capponi, parla di Leopardi riferendosi a lui come "il Gobbo", "conte crostaceo", "pipistrello", "colui che ha il genio del Tasso in fondo alla gobba", "bestemmiatore" e "negatore di Dio e della bellezza del Cristianesimo", ecc. Appunto dettagliato sulla vita e sul pensiero filosofico di Søren Aabye Kierkegaard, critico del Cristianesimo. Quanto più attribuisco alla natura, tanto più a Dio» (Zib., 394), Leopardi ha fatto esplicito riferimento al panpsichismo dichiarando: «Che la materia pensi, è un fatto» (. Hai cercato “pensiero-filosofico-giacomo-leopardi” Cerca. [12], Il pensiero di Leopardi è caratterizzato, attraverso le fasi del suo pessimismo, dall'ambivalenza tra l'aspetto lirico-ascetico della sua poetica, che lo spinge a credere nelle «illusioni» e lusinghe della natura, e la razionalità speculativo-teorica presente nelle sue riflessioni filosofiche, che invece considera vane quelle illusioni, negando ad esse qualunque contenuto ontologico. Lovecraft[69] (che pure probabilmente non conosceva l'opera leopardiana), improntata al pessimismo cosmico, al materialismo e al malteismo: come la Natura e l'Arimane di Leopardi, le divinità lovecraftiane sono crudeli o insensibili; e con il pensiero filosofico di Eduard von Hartmann. Leopardi, pur costretto dalla censura pontificia e borbonica (nonché dal rispetto verso la sua religiosa famiglia, come emerge dalle lettere, in cui però mette in chiaro con il padre che pur non essendo lui irreligioso, non condivide per nulla le sue tesi cattoliche e reazionarie, pur rispettandole[81]), non mancherà di abiurare il cristianesimo (dopo il 1820-21, mentre prima è ancora presente il tentativo conflittuale di conciliare materialismo e ateismo con il cristianesimo, quasi in senso voltariano e rousseauiano[82]), criticare il clero[83] (le sue opere finiranno all'Indice dei libri proibiti), la teologia cristiana[84] in cui definisce Cristo - chiamandolo Platone per aggirare la censura pontificia - il più spietato dei carnefici dell'umanità[85], per aver creato, insieme ad altri, la paura della vita dopo la morte (da cui da piccolo il poeta aveva grande timore, a causa del fanatismo della madre)[14], anziché un aldilà senza pene e premi come l'Ade di Omero[3], caratterizzato da malinconica e rassegnata accettazione, approdando quindi a una sorta di ateismo (in forma principalmente pratica, più debole e parzialmente teorico, ma non forte come quello degli illuministi; o altresì definibile come un ateismo agnostico o metodologico, in cui l'ente supremo è la natura, in forma di quasi divinità materialistica, contestata dal poeta). Il pensiero e la poetica di Giacomo Leopardi sono caratterizzati dal pessimismo, l'aspetto filosofico che caratterizza tutto l'evolversi delle idee e degli ideali del poeta e filosofo italiano, assumendo nel tempo connotazioni diverse. In certi ambiti culturali, invece, per via di condizionamenti di pensiero, vi è stato chi ha voluto separare nettamente la filosofia dalla poesia. Il pensiero di Giacomo Leopardi Il pensiero di Leopardi, che sta alla base della sua produzione letteraria, è molto complesso, e proprio per questo può essere considerato una vera e propria filosofia, anche se egli non ha scritto dei trattati simili a quelli dei grandi filosofi. [106], Nell'"Operetta morale" Dialogo di Plotino e Porfirio, la lunga discussione tra i due filosofi antichi sul suicidio si conclude con l'affermazione che la scelta di uccidersi dev'essere rifiutata in quanto questo gesto aggiungerebbe un ulteriore motivo di sofferenza agli amici del suicida, i quali, come tutti gli uomini, devono già patire tanto dolore. Nello Zibaldone Leopardi annota le proprie riflessioni circa il linguaggio adottato nella poesia: egli scrive di adoperare "una lingua per i morti", sottolineando l'uso di parole arcaiche, desuete, fuori dal loro contesto. Ricompensami. Afferma che essi vivevano in uno stato di felicità, per quanto illusoria, solo nell'età primitiva, quando vivevano nello stato di natura, non condizionati dall'incivilimento dovuto alla ragione, ma vollero uscire da questo stato di beata ignoranza per mettersi alla ricerca del vero. Il pensiero leopardiano e la sua poetica sono strettamente legati alla sua formazione classicistica, latina classica, greca antica e in seguito anche illuministica. IL SISTEMA FILOSOFICO LEOPARDIANO: Per quanto riguarda l’analisi del pensiero Leopardiano vi sono stati vari dibattiti. perché di tanto Questa contrapposizione emerge, ad esempio, nel canto La sera del dì di festa e, con qualche incrinatura[15], nella canzone Ultimo canto di Saffo. Basta considerare l'effetto che produce sopra i lettori della storia il carattere dei principi cristiani scellerati in comparazione degli scellerati pagani, e così dei privati, dei Patriarchi, Vescovi, e monaci greci (V. Montesquieu Grandeur ec. Il pensiero e la poetica di Giacomo Leopardi sono caratterizzati dal pessimismo, l'aspetto filosofico che caratterizza tutto l'evolversi delle idee e degli ideali del poeta e filosofo italiano, assumendo nel tempo connotazioni diverse. [101]», La consapevolezza dei limiti della ragione, che conduce Leopardi a ritenere che la vera filosofia debba in ogni caso mantenere i legami con l'immaginazione e la poesia, sembrano avvicinarlo, più che all'ateismo francese, all'idealismo tedesco romantico, che fondava sull'intuizione intellettuale, esaltata anche da poeti come Hölderlin e Schiller, la possibilità di una comprensione globale della natura e dei rapporti in essa vigenti, mantenendo uniti razionalità ed entusiasmo. A questo proposito, l'idillio L'infinito è paradigmatico della poetica che si suole definire "idillica". [68]», Leopardi giunge ad attaccare e deridere le superstizioni umane e le religioni in quanto vengono usate per rendere più misera e non più felice, tramite le illusioni, gli individui[94], considerando dannoso e poco virile l'aver abbandonato la via razionalista aperta dall'illuminismo, la vera luce, a cui gli uomini hanno preferito il buio. Vera poesia è l’idillio, che è mera espressione del sentimento; l’elemento raziocinante è un ostacolo, un pericolo, dal quale il poeta non riesce sempre a guardarsi nei "piccoli idilli", quasi più nei Canti scritti dopo il ’30.Benedetto Croce riprende la contrapposizione, ma restringe ancor più il campo poetico: la poesia del recanatese gli sembra oscillare tra filosofia e letteratura, quasi mai riuscendo a tenere la rotta mediana (di qui la sua sostanziale e netta stroncatura).Una nuova linea, che rivaluta L. filosofo, è aperta nei decenni tra le due guerre. Dice l’intelletto: l’amore è illusione, sola verità è la morte. Nel dopoguerra si assiste ad un sostanziale rinnovamento degli studi leopardiani, grazie prevalentemente agli apporti della critica storicistico-marxiana, la quale mette in risalto l’ultimo L. (la produzione posteriore al ’30), sostenendo l’eccellenza del poeta impegnato e progressivo contro quello isolato e solitario dell’idillio. [77] L'infelicità a questo punto diventa un approdo inevitabile, dovuto al ciclo necessario di creazione e distruzione della materia, e né gli uomini, né gli animali sono esentati da questa legge. L'Infinito è un chiaro esempio della vocazione poetica leopardiana; il sentimento dell'indefinito è sollecitato molto dal paesaggio circostante, non indicato con precisione, ma attraverso attributi vaghi e indefiniti. Il dolce mele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone, virtuose api senza indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage spietata di teneri fiorellini. [133] Per entrambi rimane una speranza, ossia che gli uomini, contro la loro stessa natura umana e contro la legge meccanica della Natura, possano resistere grazie ad una morale solidaristica di fondo.[134]. La natura assume così l'aspetto di una madre sadica, che genera le sue creature per vederle soffrire. anche, Sebbene taluni critici abbiano affermato che Leopardi sia più nichilista e pessimista di Schopenhauer, secondo, Esso raffigura quasi uno scenario quasi da, G. Leopardi, lettera a Pietro Giordani, 1817, in, Zibaldone. Oggi l’esilio non si suol dare veramente per pena, ma come misura di convenienza, di utilità ec. Presso gli antichi l’essere esiliato da una sola città, fosse pur piccola, povera, infelice quanto si voglia, era formidabile, se quella era patria dell’esiliato. Per Francesco De Sanctis (cfr. Trovati 4196 risultati. Ricezione critica del pessimismo leopardiano, Vago, indefinito, doppia visione e rimembranza, Cfr. Leopardi ha composto prevalentemente opere liriche, legate alle varie fasi del suo pensiero, che invece è stato espresso più chiaramente nelle opere in prosa. 1362, Marta Sambugar, Gabriella Salà Dal Barocco al Romanticismo (vedi da pag 558 a 654), «La natura è lo stesso che Dio. Solo la consapevolezza della poesia può smascherare l'ignoranza della scienza e alleviare la sua incapacità a porre rimedio al dolore umano. [14][24], La "teoria del piacere", derivata dal sensismo degli illuministi francesi,[25] nonché proveniente da Lucrezio ed Epicuro, sostiene che l'uomo nella sua vita tenda sempre a ricercare un piacere infinito come soddisfazione di un desiderio illimitato; Leopardi rielabora questa teoria aggiungendo che l'uomo trova piacere solo nell'attesa e nell'inconsapevolezza di ciò che accadrà in futuro. [18], Leopardi giunge così a considerare il dolore come il frutto negativo dell'evoluzione storica: lo sviluppo del sapere razionale ha negato a tutti gli uomini quella spontanea e libera immaginazione che permetteva di trovare conforto al dolore. [159] Per questa ragione, fra l'altro, i Canti pisano-recanatesi sono stati a lungo indicati come "Grandi idilli". Né vale addurre la piccolezza degli stati. Ecco riassunto e critica delle ope…, Letteratura italiana - L'Ottocento — [33], Questo taedium vitae (noia della vita o male di vivere), l'altra faccia della sofferenza e del Weltschmerz romantico, è simile a quello che in ambito tardoromantico-decadente sarà detto spleen, ma se ne differenzia poiché quest'ultimo non produce profonda riflessività sulla condizione umana. [18][21], L'immagine della Natura buona e madre benefica (poi sostituita dalla Natura matrigna), dell'uomo naturale come incontaminato, tendente al buono e dotato di un'immaginazione che lo consola, è mutuata dalla visione di Jean-Jacques Rousseau (in particolare Emilio o dell'educazione, Discorso sull'ineguaglianza e Discorso sulle scienze e le arti, ma anche il Rousseau memorialista e sentimentale, come ne Le fantasticherie del passeggiatore solitario, Le confessioni o La nuova Eloisa). Gli animali non han più di noi, se non il patir meno; così i selvaggi: ma la felicità nessuno.». Controversa è l'ispirazione da Immanuel Kant e da Schopenhauer, dato che non si sa se egli lesse le loro opere (anche se cita il nome del primo nello Zibaldone[11]). [26][27], Approfondendo ulteriormente la riflessione sul dolore umano, Leopardi perviene al cosiddetto pessimismo cosmico, ovvero a quella concezione per cui, contrariamente alla sua posizione precedente, afferma che l'infelicità è legata alla stessa vita dell'uomo, destinato quindi a soffrire per tutta la durata della sua esistenza. che fissano lo spirito umano, e gl’impediscono di progredire, conforme hanno sempre fatto i sistemi ec. La gravità della pena d’esilio consisteva nel trovarsi l’esiliato.[76]». Non c'è dunque spazio per l'ottimismo della ragione, dal momento che questa volontà di vivere sfrenata e arbitraria è causa di sofferenza; questa è paragonabile al concetto leopardiano di natura. l'apostolo della tua religione. Le circostanze paesaggistiche descritte da Leopardi sono per la massima parte delle immagini e sensazioni risalenti alla sua fanciullezza, ma che con il passare degli anni non fanno altro che ripetersi nel resto della vita, e per questo vengono definite rimembranze, ovvero ricordi dal passato. La ragione fece evolvere l'uomo e rivelò la vanità delle pie illusioni, scoprì il male, il dolore e l'angoscia. ec. Un'affermazione quasi esplicita di ateismo, nonché di materialismo, in luogo del consueto pessimismo quasi "panteista", con riferimenti biblici o cristiani[92], dei Canti o di alcuni passi dello Zibaldone[93], si trova in una delle Operette morali, il Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco, pubblicato postumo da Antonio Ranieri nel 1845 a Firenze (forse escluso dal poeta proprio per le pesanti implicazioni con la censura borbonica o pontificia, censura invece molto allentata nel liberale regime toscano degli Asburgo-Lorena); in esso Leopardi riprende il materialismo antico degli atomisti, e le idee dell'illuminista radicale d'Holbach: «Le cose materiali, siccome elle periscono tutte ed hanno fine, così tutte ebbero incominciamento. I rimedi alla noia, secondo Leopardi, sono il sonno, l'oppio e il dolore stesso, oltre che l'arte, il perdersi nel mare infinito del proprio pensiero (o in un istante senza pensiero alcuno). Hai cercato “pensiero-filosofico-giacomo-leopardi” Cerca. (A.E. L’uomo naturalmente non è incredulo, perché non ragiona molto, e non cura gran fatto delle cagioni delle cose.[90]». Ne' miei dialoghi io cercherò di portar la commedia a quello che finora è stato proprio della tragedia, cioè i vizi dei grandi, i principii fondamentali delle calamità e della miseria umana, gli assurdi della politica, le sconvenienze appartenenti alla morale universale, e alla filosofia, l'andamento e lo spirito generale del secolo, la somma delle cose, della società, della civiltà presente, le disgrazie e le rivoluzioni e le condizioni del mondo, i vizi e le infamie non degli uomini ma dell'uomo, lo stato delle nazioni ec. In questa fase non ci sono reazioni titaniche perché Leopardi ha capito che è inutile ribellarsi, ma che bisogna invece raggiungere la pace e l'equilibrio con sé stessi, in modo da opporre un efficace rimedio al dolore. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna parte che voi non vi troviate del patimento. [145] Molti hanno negato che fosse vera filosofia, ritenendola piuttosto un insieme di pensieri, pur apprezzandone spesso la forma letteraria, specie la poetica, riconoscendogli onestà intellettuale e solo talvolta encomiandone le idee; tra costoro si annoverano Francesco de Sanctis, Niccolò Tommaseo, Alessandro Manzoni, Giovanni Papini, Filippo Tommaso Marinetti, Benedetto Croce, Giovanni Gentile; quest'ultimo fu peraltro uno dei primi rivalutatori delle Operette, elogiandone l'aspetto filosofico, definito nel saggio Manzoni e Leopardi in accordo con la poesia leopardiana. di Bruno Biral (Torino, 1974), L. - Schizzi, studi e letture di Carlo Muscetta (Roma, 1976). [123] Nel culmine del suo pessimismo Leopardi, raggiunto ormai il nichilismo, scrive anche un inno al Male, l'Inno ad Arimane (ca. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 9 dic 2020 alle 20:05. Caratteristica del poeta è l'essenzialità del linguaggio che, con rapidissime immagini e sapienza ritmica e sintattica, crea brani di straordinaria suggestione. L'infinito coincide con il nulla, il solido nulla, unica certezza: «Pare che solamente la negazione dell'essere, il niente, possa essere senza limiti, e che l'infinito venga in sostanza ad essere lo stesso che il nulla». Pur affermando che, non avendo conoscenza al di fuori, non si può dire che questo sia "il peggiore dei mondi possibili", Quest'ultimo ha notevoli somiglianze, nel pensiero filosofico, con le idee di Leopardi; Cioran considerava Leopardi un "fratello d'elezione". Nel 1803 l’amministrazione dei beni familiari è tolta al padre, che si ritira quindi in una velleitaria attività di letterato dilettante, e passa nelle mani della … 322-336, SBN IT\ICCU\RMS\2284106. Su queste basi matura in seguito l'auspicio di una società rinnovata in senso solidale, in cui gli uomini si stringono «in social catena», non per astratti insegnamenti di morale o di religione, ma per la presa di coscienza che solo l'accettazione coraggiosa della verità ed il rifiuto di ogni inganno, illusione, autoinganno possono rendere gli uomini veramente uomini, e la vita un po' meno indegna di essere vissuta[124]. [18][19][26][27][39] Essa è ora vista come un organismo che non si preoccupa della sofferenza dei singoli, ma svolge incessante e noncurante il suo compito di prosecuzione della specie e di conservazione del mondo: è un meccanismo indifferente e crudele che fa nascere l'uomo per destinarlo alla sofferenza.