[133] Carducci, tuttavia, nutriva una profonda gelosia per l'amico Panzacchi che era in confidenza con Piva e che con lei (dopo che con Torriani) aveva avuto dei trascorsi. In quest’ultimo si trova San Pietro Barisano, la più grande chiesa rupestre di Matera, scavata nel tufo della Murgia materana. Giosuè[Nota 1] Alessandro Giuseppe Carducci (Valdicastello, 27 luglio 1835 – Bologna, 16 febbraio 1907) è stato un poeta, scrittore, critico letterario e accademico italiano. Il detentore del copyright ne permette l'uso per qualsiasi scopo , inclusa la riproduzione, l'uso commerciale e la modifica senza restrizioni. Carducci e la letteratura italiana. E surse ella che ignoti. Nella Torre Bianca si mangiava e beveva, e gli schiamazzi indispettivano la gente del luogo. [66] L'abate Stefano Fiorelli che curava allora una rivista letteraria non gliela volle tuttavia pubblicare, e Carducci gliene sarà riconoscente, avendo evitato di farsi passare per poeta romantico. Click Share to make it public. Main sights. Sempre più spesso faceva nottate da bagordo con amici scioperati, mentre di giorno in giorno sembrava lasciarsi andare. Gli amori e i luoghi che lo ispirarono, Catalogo Vegetti della letteratura fantastica, Scritti e discorsi su Giosuè Carducci, dal Fondo Antonio Piromalli, Grand'Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine della Corona d'Italia, Commendatore dell'Ordine della Rosa (Brasile), Comitato Nazionale per il centenario della morte di Giusuè Carducci, Giosuè CARDUCCI - Grande Oriente d'Italia. [171], La contestazione degenerò quindi, provocando il ferimento di alcuni ragazzi, e solo l'intervento di altri professori - tra cui Olindo Guerrini - riuscì a sottrarre il Carducci alla calca, dato che questi, imperturbabile, dichiarava che non se ne sarebbe andato prima di loro, le cui manifestazioni definì poi con disprezzo «prolungata esercitazione nelle imitazioni animalesche». Il Carducci fu attaccato e stroncato da tutte le parti. [22], Fu così che il 28 aprile 1849 i Carducci si stabilirono a Firenze (in una misera abitazione di via Romana) dove il primogenito, quattordicenne, conobbe la quindicenne Elvira, figlia del sarto Francesco Menicucci e della sua prima moglie. [17], Nella località maremmana nacque il terzo figlio, Valfredo (1841), in ossequio alle inclinazioni romantiche del padre. Michele pensò quindi di avviarlo alla carriera militare. Venuto a conoscenza, poco dopo, della morte di Odoardo Corazzini, scrisse in suo ricordo il famoso epodo, pubblicato per il democratico giornale bolognese L'Amico del Popolo nel gennaio del 1868 e subito stampato presso una tipografia cittadina. Quando arrivò Michele era già morto. L.M.Capelli, L'eccessiva irruenza gli aveva attirato le antipatie di alcuni facinorosi che spararono colpi di fucile contro la sua abitazione il 21 e il 23 maggio 1848; cfr. Carolina, nativa di Mantova, aveva sposato nel 1862 l'ex colonnello e poi generale di brigata garibaldino Domenico Piva, uno dei Mille, ed era donna di grande cultura e delicata sensibilità, così come delicata era anche la sua salute. [114] Giosuè, distrutto, si lasciò per qualche tempo andare allo scoramento più totale: «Non voglio far più nulla. [29], Siccome vicino a via Romana viveva lo stampatore Emilio Torelli, riuscì a far comparire in forma anonima un sonetto arcadico alla maniera di Angelo Mazza, mentre sempre nel 1852 compose la novella romantica Amore e morte, in cui combinando confusamente assieme vari metri raccontava di un torneo in Provenza e della fuga del vincitore, un cavaliere italiano, con la bella regina della manifestazione; un ratto che dovette tragicamente concludersi a Napoli dove il fratello dell'avvenente tolosana uccise l'amante e la costrinse alla monacazione. [39], Questo spirito non doveva certo piacere al Carducci, che scrisse la poesia satirica Al beato Giovanni della Pace (poi inserita nei Juvenilia), prendendosi gioco delle reliquie di un frate del Duecento che erano state superstiziosamente fatte tornare alla luce per essere usate nelle processioni cittadine. La paternità di Carducci è stata dimostrata da, Lettera a Achille Bizzoni, 19 gennaio 1879, postilla a, Lettera a Giuseppe Chiarini del 21 agosto 1886, Un'amicizia massonica carteggio Lemmi - Carducci con documenti inediti. Il 25 agosto 1896 si spense Enrico Nencioni, della cui fraterna amicizia aveva goduto per quasi cinquant'anni, mentre due anni dopo morì improvvisamente il genero Carlo Bevilacqua, che lasciava così la Bice vedova con cinque figli. Il 1º marzo 1872 la casa sarà poi allietata dalla nascita dell'ultima figlia, Libertà, che verrà sempre chiamata Tittì. Fa parte a sé Il Parlamento, frammento de La canzone di Legnano che è senza dubbio uno dei capolavori del Carducci e dove si trova l'ispirazione maggiore delle maggiori raccolte. Il poeta infatti organizzò più volte e in modo differente i suoi componimenti e ne diede una sistemazione definitiva solamente più tardi nell'edizione delle Opere pubblicate per Zanichelli fra il 1889 e il 1909. Neanche questa volta tuttavia, il Carducci fu eletto, e salvi furono così i suoi studi. [75] La legge sui licei toscani del 10 marzo gli mutò l'insegnamento del greco in quello dell'italiano e del latino - la cattedra di greco fu affidata a Raffaello Fornaciari - ma infine, essendo l'anno scolastico già nella seconda parte, Carducci si risolse, in accordo col direttore della scuola, a fare solo lezioni cattedratiche. Questi e altri testi andarono a formare nel 1873 le Nuove poesie, 44 componimenti editi dal Galeati di Imola, inglobanti anche le Primavere elleniche che l'anno prima il Barbera aveva licenziato in un volumetto. Carducci, imperterrito, cercava di farsi largo tra la folla per guadagnare la cattedra, scatenando con la propria indifferenza una rabbia ancor maggiore. Gli eventi del passato non hanno potuto sconvolgere l'Adda che continua a scorrere ceruleo e placido (Su l'Adda), mentre «su gli alti fastigi s'indugia il sole guardando/ con un sorriso languido di viola». Passata la tempesta, però, il valore dell'opera fu riconosciuto, e lo stesso Guerrini dovette apprezzarla dato che si dilettò poi anch'egli a restituire nei suoi componimenti la versificazione latina.[127]. [50] L'entusiasmo iniziale - «Insegno greco: evviva: faccio spiegare Lucrezio ai miei ragazzi: evviva me», scriveva a Chiarini - durò tuttavia poco, e presto il grigiore di un borgo chiuso e gretto doveva prendere il sopravvento.[51]. Licenziate le tre edizioni definitive delle maggiori raccolte poetiche, pensò, sin dal principio del 1885, ad un volume che inglobasse infine tutte le poesie in rima rimanenti, quelle tra le Nuove Poesie rimaste escluse dai Giambi ed Epodi e quelle composte o terminate dopo il 1872. Aveva qualcosa che riempiva la sua esistenza, qualcosa di insperato e insospettato fino ad allora: «Lidia su'l placidofiume, e il tenero amore,al sole occiduo naviga.». Klopstock aveva riproposto in tedesco l'esametro latino, Goethe aveva risuscitato le forme greche, e la scuola teutonica si credeva la sola capace dell'impresa, in quanto le lingue romanze si erano allontanate troppo, attraverso la corruzione linguistica medievale, dal modello originario. Il numero degli allievi del neoprofessore andò via via calando, «perché la lezione di diritto commerciale messa su ultimamente mi toglie tutti i giovani», finché la mattina del 22 non poté nemmeno fare lezione, essendosi presentati solo in tre.[87]. Ne nacque una sorta di processo che il buon senso fece però presto naufragare.[53]. Published By: Casa Editrice Leo S. Olschki s.r.l. Add a one-line explanation of what this file represents. Aveva cominciato a frequentarli nell'inverno del 1887 quando, di passaggio in Romagna, fu invitato a cenare nella loro villa di Faenza, alla presenza di Marina Baroni Semitecolo, madre di Silvia, intima di Aleardo Aleardi e vecchia conoscenza dello stesso Carducci. Tra i temi che emergono nelle Rime nuove un posto rilevante è assunto dal culto del passato e delle memorie storiche dove il sogno della realizzazione di una società egualitaria e liberale si avverte soprattutto attraverso l'esaltazione dell'età dei comuni che vengono presi come esempio di sanità morale e di vita civile. Il giorno successivo, 17 novembre, Carducci mise in atto il progetto componendo l'alcaica Alla regina d'Italia, e proprio mentre completava la poesia la figlia Bice entrò ad avvisarlo dell'attentato di Giovanni Passannante a Umberto durante una parata reale a Napoli. Nel 1871 Maria Antonietta Torriani e Anna Maria Mozzoni percorrevano da Nord a Sud la penisola promuovendo l'emancipazione femminile e tenendo conferenze nelle città più importanti. This leaderboard is currently private. [82], «La sera del 10 novembre 1860 la diligenza di Firenze si fermava dinnanzi alla posta di Bologna, e ne saltava giù un giovane dall'aspetto irsuto e quasi selvatico, impaziente di uscir fuori dall'aria soffocante della vettura chiusa durante un così lungo viaggio. «Guai, guai nella Scuola Normale a colui che pensa», scrisse nella risposta, lamentando il fatto che gli insegnanti conoscessero nozioni e date, ma senza avere alcuna capacità di sviluppare un ragionamento o manifestare una propria identità. [135][136], Dopo sedici anni nella modesta residenza di via Broccaindosso il poeta, raggiunta ormai la fama, desiderava per sé e per la famiglia una dimora più decorosa; oltretutto i libri, che erano andati progressivamente occupando gli spazi dell'abitazione, erano diventati davvero troppi e non si sapeva più dove metterli. [16], A Bolgheri Giosuè fu colpito ripetutamente da febbri che lo tormentarono per un paio d'anni, mentre il padre lo accudiva, riempiendolo di chinino. [188], Carducci detterà inoltre le parole per l'erma funeraria fatta scolpire in memoria di Pierino nel cimitero di Faenza (settembre 1901). D.Ferrari, cit., ampia esegesi delle singole odi approfondite con grande dovizia di particolari. [102] Con il nuovo Gran maestro Adriano Lemmi Carducci fu affiliato il 20 aprile 1886 alla Loggia "Propaganda massonica" di Roma, dove raggiunse il 33° e massimo grado del Rito scozzese antico ed accettato[93]. Questi era Angelo Sommaruga. [42], Il 2 luglio 1856[43] conseguì la laurea in filosofia e filologia con una tesi intitolata Della poesia cavalleresca o trovadorica, inno, vi si legge, al «risorgimento intellettuale (il risorgimento della letteratura e dell'arte in Italia sul finire del medio evo)», lode a Cielo d'Alcamo, ai poeti dello stilnovo, a san Francesco d'Assisi e naturalmente a Dante Alighieri, nell'esaltazione dei modelli classici latini imprescindibile modello anche per la letteratura presente. Se è vero che Gaetano Trezza e Anton Giulio Barrili le lodarono, è da dire come la prima reazione della critica fu anche più severa di quella del pubblico. [62], Così, senza lavoro, in una situazione familiare che continuava ad essere attanagliata dalla precarietà economica, ai primi d'ottobre il giovane poeta propose a Gaspero Barbera un'edizione di tutte le opere italiane di Angelo Poliziano. Carducci non fu mai contro il divino, contro Dio. [40], Intanto, ancora in una seduta dei «Filomusi», nel settembre 1854 era stato notato da Pietro Thouar, il fondatore del giornale Letture di famiglia, il quale mensilmente pubblicava un'appendice intitolata L'Arpa del popolo, in cui alcune poesie "facili" venivano spiegate ad uso della gente comune. [143] La regina era un'ammiratrice dei suoi versi, in particolare delle Odi barbare. Il Carducci dette loro coraggio, e tutti insieme salirono a piangere nei luoghi dove avevano visto crescere l'amato figlio. Nelle parole carducciane di ringraziamento è ravvisabile il manifesto della sua concezione dell'insegnamento e dell'arte: «Da me non troppe cose certo avrete imparato, ma io ho voluto ispirar me e innalzar voi sempre a questo concetto: di anteporre sempre nella vita, spogliando i vecchi abiti di una società guasta, l'essere al parere, il dovere al piacere; di mirare alto nell'arte, dico, anzi alla semplicità che all'artifizio, anzi alla grazia che alla maniera, anzi alla forza che alla pompa, anzi alla verità ed alla giustizia che alla gloria. L'8 ottobre adduceva poi all'amico Chiarini altre ragioni per la scelta: il poeta si sentiva stanco e aveva bisogno di rimanere a Bologna, laddove oramai aveva trovato un ambiente che, per quanto a volte pesante, gli permetteva di gestire il proprio stile di vita nel modo migliore.[164]. Semplice, accogliente e ricca di storia risale all’epoca medievale essendo stata costruita verso la metà del 1200. Fu così che si recò per la Pasqua a casa della figlia Beatrice, a Livorno, e tornando a Bologna fece tappa a Castagneto, ritrovando i luoghi maremmani dell'infanzia, che continuavano a conservare nella sua fantasia un aspetto mitico. In questi Embed. E ancora una volta i temi fondamentali della poesia carducciana sono gli affetti familiari, l'infanzia, la natura, la storia, la morte accettata con virile tristezza come nella poesia Nevicata. Se le odi storiche e celebrative, da Piemonte a Cadore, un tempo famose, non incontrano più il gusto dei lettori moderni, alcune altre liriche godono oggi di una notevole fortuna, mostrando un Carducci più intimo e sensibile ai cambiamenti di gusto che segnano la fine dell'Ottocento. Dopo che le autorità intercettarono una sua lettera, fu arrestato e confinato per un anno a Volterra, dove conobbe la bella e colta Ildegonda Celli (1815-1870), figlia di un orefice fiorentino ridotta come lui in condizioni di povertà. In quanto tale Carducci, naturalmente innamorato dell'energia vitale dell'uomo, oltre che della storia d'Italia, non poté che avversarla. E poi? [9], Al termine del confino tornò a Pisa dove completò gli studi, e andò poi a vivere in Versilia a Valdicastello, una frazione di Pietrasanta, sua terra natale. Si dedicò seriamente allo studio del tedesco con l'aiuto di un maestro, tanto che in breve tempo riuscì a padroneggiare i poeti più difficili e amati, quali Klopstock, Goethe, Schiller, Uhland, Von Platen, Heine. Fra le molte, è da segnalare quella di Mario Rapisardi, repubblicano, che probabilmente non perdonò a Carducci il "tradimento" degli ideali giovanili con l'adesione alla monarchia (si veda Lettera aperta a Benedetto Croce, ed. Salito allora in piedi sulla cattedra affinché tutti lo vedessero, esclamò: «È inutile gridiate abbasso, perché la natura mi ha messo in alto. Quando, a bocce ferme, si diede ad un'analisi puramente artistica della letteratura, imparò ad amare i grandi scrittori e pensatori francesi, i grandi poeti tedeschi, e rivalutò molti romantici, il Prati e il Manzoni in primo luogo. Il Momo pubblicò alcuni sonetti satirici del Carducci, uno diretto contro Fanfani[59] e uno contro Giuseppe Polverini, editore e proprietario de Il Passatempo. [49], Dalla squallida scuola, «grand'edificio monacale», si poteva ammirare il paesaggio del Valdarno e Carducci faceva studiare, tradurre e commentare ai ragazzi soprattutto Virgilio, Tacito, Orazio e Dante, buttando «fuor di finestra gli Inni Sacri del Manzoni». [203] Uno la poneva sul piano cristiano-cattolico, l'altro su quello pagano, ma gli obiettivi che si prefiggevano e che davano all'arte erano affatto sovrapponibili. [137], Nella sessione elettorale del 19 novembre fu eletto deputato al Parlamento per il Collegio di Lugo di Romagna, su richiesta dei cittadini. Studi per il Centocinquantenario della nascita di Giosue Carducci. Alla Normale non solo erano obbligatori la Messa mattutina e il Rosario serale, ma, racconta Cristiani, «Ogni mese dovevamo pure intervenire, cogli altri scolari della Università, alla congregazione, nella chiesetta di san Sisto. I Pasolini accoglieranno il poeta pressoché ogni anno nel suo ultimo scorcio di vita; il 1902 fu l'occasione per visitare Longiano, il 1903 lo vide recarsi a Faenza e Modigliana, nell'anno 1904 fu a Cervia e Rimini, in quello successivo a Cesenatico, Cervia, Montiano e Carpineta e nella primavera del 1906 vide per l'ultima volta Bertinoro e la pieve polentana. Il professor Belluzzi le concesse l'Aula Magna dell'Archiginnasio bolognese. Cfr. Pur preoccupato dal succedersi degli eventi politici, il Carducci riuscì, condividendo la vita di campagna sana e naturale dei Corazzini così congeniale al suo modus vivendi, a ritemprare lo spirito e a distendersi. Carducci dice che il poeta non è un servo dei potenti ma un grande artiere, un fabbro, che lavora sull'incudine: il pensiero, le memorie patrie, la libertà e la bellezza, i sentimenti familiari. Si arrivò addirittura al punto in cui Carducci ruppe con Panzacchi e gli rimandò indietro i suoi libri. Le poesie, massime allora, io le faceva proprio per me: per me era de' rarissimi piaceri della gioventù gittare a pezzi e brani in furia il mio pensiero o il sentimento nella materia della lingua e nei canali del verso[54]». [204], Molti critici cattolici non poterono mai accettare il pensiero dell'autore dell'Inno a Satana, ed è naturale che vi siano stati attriti. Nel 1876 quindi i Carducci traslocarono in Strada Maggiore a Palazzo Rizzoli, un edificio signorile dalle volte a crociera con un cortile interno abbellito da colonne corinzie. Fra gli altri, l'aneddoto è ricordato da M. Spagnol-L. Zeppegno. Si era pensato al 1890, in cui cadeva il trentesimo anniversario dall'arrivo a Bologna, ma si decise di ritardare per fare le cose in grande. Lo definì «chitarronata», non riuscito nello stile ma foriero di verità. Nonostante questi fosse in uggia al cugino Leopardi, che ne celebrò ironicamente «le magnifiche sorti e progressive»,[78] né fosse gradito al Mazzini, Carducci lo aveva sempre tenuto in grande stima, tanto da includerlo nel ristretto gruppo dei sei dedicatari delle Rime del 1857, al cui interno vi erano per Mamiani una dedica e un sonetto. M. Gioli Bartolomei, Lettera di T.Mamiani a G.Carducci del 4 marzo 1860. A lei, «bello ed unico pensier d'estetica viva e reale»,[132] materializzazione del proprio ideale classico di bellezza, continuava a scrivere e a dedicare versi, e dopo averla sempre chiamata Lina, passò in poesia a rivolgerlesi con un più oraziano Lidia. Le polemiche giovanili avevano un senso nell'ottica della temperie risorgimentale, che portava il Carducci a demonizzare tutto ciò che potesse frapporsi alla riconquista della libertà che fece grande Roma e degni di imperitura gloria i Comuni italiani nel Medioevo (in questo senso va intesa l'idiosincrasia iniziale per le letterature straniere). La passione si profuse quindi nell'ode in decasillabi manzoniani Sicilia e la Rivoluzione, e venne apposta a Firenze per recitarla agli amici entusiasti in casa di Luigi Billi, mentre nel comune obiettivo si dimenticavano le "imperfezioni romantiche" del testo:[77], «In quell'uno che tutti ci fiede,che si pasce del sangue di tutti,di giustizia d'amore di fedetutti armati leviamoci su.E tu, fine de gli odii e de i lutti,ardi, o face di guerra, ogni lido!Uno il cuore, uno il patto, uno il grido:né stranier né oppressori mai più.», Nel gennaio 1860 a Torino era stato nominato ministro dell'istruzione Terenzio Mamiani. Il 3 febbraio 1870 si spense la madre, cui era legatissimo e per cui nutriva una sorta di venerazione. [134], Più avanti Carducci ebbe un altro legame extraconiugale: conobbe nel 1890 la scrittrice Annie Vivanti e con lei instaurò una relazione sentimentale. Nei frontespizi delle Opere zanichelliane, fino al vol. In via Broccaindosso nel contempo cominciarono a soffiare i venti stranieri. Nel 1874, fece pubblicare la prima edizione a stampa dell'opera di Leone Cobelli, storico del XV secolo, le "Cronache Forlivesi", di cui aveva curato l'edizione insieme ad Enrico Frati. Il 3 dicembre fu raggiunto dalla famiglia, con cui si accomodò alla meglio in una piccola abitazione presso San Salvatore, per passare a maggio - che a Bologna è il tempo degli sgomberi - in via Broccaindosso, stradina fra le più modeste della città in cui sarebbe rimasto fino al 1876. Lo strazio fu in qualche modo alleviato dalle cure del poeta, che cominciò a recarsi a Lizzano con una certa frequenza. I tre abitavano a pigione subito fuori Porta Pisana, in una casetta nota nel vicinato come «casa de' maestri», e da loro definita Torre Bianca. [207] Manca insomma la passione, imprigionata all'interno di schemi metrici che ne impediscono una libera espressione. L'ilare chiasso si trasformò in un silenzio tombale. Si consolò quindi mantenendo il ruolo indiscusso di autore ufficiale di sonetti. A Genova furono ospiti di Anton Giulio Barrili e da questi presentate a Francesco Dall'Ongaro, che le mise a sua volta in contatto con Giuseppe Regaldi e quindi con l'ambiente bolognese. Dopo l'omaggio dantesco, quindi, non poteva mancare quello petrarchesco. Gli eventi politici, tuttavia, entravano nel vivo, e il giornale cessò in giugno le proprie pubblicazioni. Giosuè fu per l'occasione invitato, assieme a pochi intimi, presso la trattoria La torretta di Borghese, in piazza Borghese, e la serata trascorreva nell'ilarità generale, essendo il Carducci di ottimo umore. [24], Continuò così la frequentazione delle Scuole Pie, dove l'insegnante di retorica era padre Geremia Barsottini (1812-1884), sacerdote con fama di liberale e poeta dilettante d'ispirazione romantica. Presentato in quella circostanza al Ministro del culto Vincenzo Salvagnoli, si vide nuovamente offrire un posto al liceo aretino, ma rifiutò. [144], Incantato da tanta finezza e dalle parole di lode ricevute nel colloquio, ancora dieci giorni dopo parlava dell'evento con Luigi Lodi, che gli suggerì di scrivere alla sovrana un'ode. Le Nuove Odi Barbare erano venti, e il volume comprendeva inoltre la traduzione de La Lirica del Platen e due traduzioni klopstockiane. L'anno successivo si dedicò al De rerum natura lucreziano tradotto dal Marchetti, dandolo alle stampe, sempre per la Collezione Diamante, nel 1864.[99]. [161], Tenne così qualche giorno dopo, al Teatro Nuovo di Pisa, un discorso feroce nei confronti del settimo governo Depretis. Nel 1892 difese animosamente gli insegnanti delle scuole secondarie, allora criticati da più parti. Lo fece accompagnare a Siena perché di lì Giosuè lo portasse a Firenze, ma Dante avvisò previamente il fratello dicendo che da Siena sarebbero tornati insieme a Celle, e così fu. L'impressione suscitata dalla città che con la sua storia aveva impregnato a tal punto l'immaginario giovanile e gli ideali carducciani ispirò le due barbare Nell'annuale della fondazione di Roma e Dinanzi alle Terme di Caracalla, in aprile, non appena il vate fece ritorno a Bologna.[152]. [192] Gli succedette Giovanni Pascoli. Poesia di Giosuè Carducci. Recatosi a Firenze nel settembre 1863 per la stampa dell'opera sul Poliziano, in una nottata insonne gli ruppe dal cuore l'Inno, composto da cinquanta quartine di senari secondo lo schema ABCB. Nelle vicinanze sorgeva un cipresso secolare, legato dalla tradizione all'infelice moglie di Gianciotto Malatesta, che sarebbe nata a pochi metri di distanza. PDF Printables. Ombra d'un fiore è la beltà, su cui bianca farfalla poesia volteggia: eco di tromba che si perde a valle è la potenza. Crypt of … Apprendiamo che Giosuè risiedeva, come negli anni innanzi, a Villa Adele, e mangiava poi all'Albergo della Cascata, dove giungeva in ritardo rispetto agli altri commensali, in quanto costantemente impegnato nello studio.