*FREE* shipping on qualifying offers. Tra Tempo e Fortuna-Occasio, è riverso, tra i Vizi, un giovane nudo con in mano una lama: è forse l’antico Kairòs, ancora fuggevole e imprendibile, e qui ridotto a metafora di tempi sfavorevoli, ormai passati dall’attuale, salda, Felicità pubblica. Bernardo Rucellai e Nannina de' Medici sulla nave della Fortuna, acquaforte su rame, seconda metà del sec. A questo mi sembra alluda chiaramente, con intelligente uso dell’impresa, un’incisione dell’epoca […] Su questo foglio augurale, nato come ‘Impresa Amorosa’ nelle contente giornate di desideri esauditi e di un patrimonio accresciuto, la Fortuna cela amabilmente il suo vero carattere di ‘Impresa militare’ […] il vero e proprio accento fondamentale di questo simbolo di forze potenziali era pur sempre l’incoraggiamento al valore intrepidamente attivo. Alcuni uomini di cultura dell’epoca se ne resero conto e presero le distanze dall’interpretazione allegorica. La dignità dell’uomo consiste nel forgiare sé e il proprio destino nel mondo. Siamo nel 1455. Scrive Warburg nel saggio su Sassetti: Rispetto al cavaliere che schiera il suo clan intorno alla bandiera familiare per l’estrema difesa [nella lotta per l’esistenza], il mercante del rinascimento fiorentino conferisce quasi come stendardo appunto quella dea del vento, Fortuna, che egli ha dinnanzi agli occhi in forma così corporea come potenza che decide della sua sorte […] Indaghiamo in che modo questa Fortuna, come simbolo anticheggiante dell’energia, nacque nell’ambito delle idee personali di un contemporaneo del Sassetti, Giovanni Rucellai. E la Fortuna gli rispose così: “Ammetto che hai vinto: non mi avrai più avversa”. Come già accaduto a Virgilio, anche ad Omero fu attribuito il ruolo di precursore delle verità cristiane; più precisamente, Omero divenne la fonte di tutta la sapienza e i suoi poemi furono considerati l’epitome delle conoscenze umane. Forze come la Fortuna, il Caso e la Provvidenza. Proprio al rapporto tra destino e fortuna Leon Battista Alberti dedica per altro il testo più solenne delle sue Intercenales, intitolato appunto Fatum e Fortuna (Bacchelli, d’Ascia 2003). Per Guicciardini, l’uomo non può contrastare la sorte avversa, come invece sostiene Machiavelli, tuttavia, esso nel decidere della sua vita deve affidarsi sempre alla dignità della ragione e non al caso.. Virtù e fortuna da Dante a Machiavelli: saggio breve VIRTU' PER DANTE. by V. 0 0. Maestro delle illustrazioni di Boccaccio, Lotta della Fortuna contro la Povertà, da Livre de la Ruyne des nobles hommes et femmes, Bruges 1476. Mercurius quae anche Tavola 22 e le tavole ‘planetarie’ seguenti). L’ultima immagine, da un punto di vista cronologico, inserita in tavola – un dipinto di Guido Reni del 1623, noto con il titolo di ‘Fortuna’ (29) – è ancora un segno della complessità e dell’intreccio di prospettive su cui Warburg imposta il tema della tavola 48 di Mnemosyne. I personaggi femminili di Heinrich von Kleist", pubblicata sulla rivista «Le rotte - Il porto di Toledo». Le due Virtù schiacciano i Vizi, tra i quali si riconoscono Follia e Invidia. 10. 20. Pilato scelse di leggere Omero, oltre ad Euripide, ai suoi studenti fiorentini perché seguiva il programma tradizionale delle scuole bizantine, in cui dopo lo studio della grammatica si leggevano testi poetici e solo successivamente testi in prosa. Mercurio –Te lo dirò. [vedi il testo integrale della lettera pubblicato in questo numero di Engramma]. L'immagine di Omero come vertice del canone occidentale, inarrivabile modello e primo tra i poeti, non è mai venuta meno dall'antichità a oggi: l'as-senza dei suoi scritti nel lungo iato medievale non impedì a Dante di incoro-narlo sire Sulle rive del fiume che si distendevano dalla zona delle porte, stava riunita una grande massa di uomini e donne [...]. Fortuna e libertà nella Firenze del Rinascimento, ... si può risolvere l’annosa questione del rapporto virtù/fortuna nel pensiero di Machiavelli. La personificazione di Fortuna, considerata nei suoi vari aspetti tra XV e XVI secolo, rappresenta per Warburg la “formulazione figurativa del compromesso fra la ‘medievale’ fiducia in Dio e la fiducia in se stesso dell’uomo rinascimentale” (Warburg [1907] 1966, p. 238); questo felice “compromesso” è rappresentato, come mostra Tavola 48, dall’iconografia di ‘Fortuna con vela’, che il tipo antropologico del mercante di età umanistica, secondo Warburg, fa propria. Un’ultima Fortuna-Venere di ambito nordico, con una lunga chioma fluttuante e con le ali ai piedi che poggiano su una sfera, è presente in tavola nell’impresa del logotipo editoriale di Andreas Cratander, utilizzato per un’edizione delle opere di Cicerone stampata a Basilea nel 1528 (27). 27. Di soto di la quale imediate entrerai nella Sphera di l’Horologio trovando l’hora e il tempo de lo dimandato. C’era una volta la Milano rinascimentale: una passeggiata nel ‘400. La riscoperta dei poemi omerici esercitò uno stimolo determinante, per esempio, sulla fioritura dell’epica letteraria che si ebbe durante il Rinascimento tanto in Italia quanto nel resto dell’Europa. Alfonsus, refert ille, rex Aragonum, qui cum fratribus apud Ponzam captus, Philippoque duci Mediolanensium datus, dimissus denique novis se preliis immiscuit, adversamque dominam insecutus, tantum instando perseverandoque fecit, ut victam pudore Fortunam jam in suum favorem revocaverit.] – Non voglio essere riconosciuta. Realizzata in occasione del matrimonio fra Francesco I de’ Medici e Giovanna d’Austria, come testimonia la presenza dell’amorino al centro della scena, l’opera si potrebbe più correttamente intitolare ‘Allegoria della Felicitas publica’ (Geremicca 2010). Cognosci nolo. – Io sono la dea a cui nemmeno Cicerone poté dare un nome. Warburg riconosce dunque nel testo di Boezio, che dalla tarda antichità e per tutta l’età di mezzo ebbe una grande circolazione, la principale fonte della diffusione della tipologia iconografica della Fortuna accompagnata dall’attributo della ruota in età medievale “se per Medioevo s’intende un tradizionalismo antiquato opposto alla superumanità egocentrica, togata all’antica, del Rinascimento” (Warburg [1907] 1966, p. 230). Redazione De Agostini. Mentre per Schelling Omero era il primo e insieme l’ultimo dei poeti d’Europa, Goethe si spinse a comporre poesia omerica. Sotto all’immagine incipitaria tratta dal testo di Christine de Pizan, troviamo l’illustrazione per una versione volgarizzata del Liber de Consolatione Philosophiae di Boezio, ascrivibile al XIII secolo (3). E sapi che sono dei circoli uno defora da la spera e uno in mezo della spera in lo quale sono molti nomi de fiumi de aque e li te insegnera lo nome del profeta e lo numero dei soi versi che parlano dela circhata causa. L’inserimento in tavola di questa immagine si può forse collegare anche al dato – molto probabilmente noto a Warburg – che Christine de Pizan, figlia dell’astrologo di corte di Carlo V, è autrice di un’opera filosofico-allegorica dal titolo Livre de la Mutacion de Fortune, in cui la stessa Christine compie un viaggio in nave, diretta al regno di Fortuna (v. Griffin 2009, Transforming Fortune). Tutte le immagini presenti in Tavola 48, tranne poche e ben motivate eccezioni, sono databili infatti al XV e XVI secolo. Nei due disegni – quello di Leonardo e quello di Francesco di Giorgio – la sola presenza dell’attributo iconografico è sufficiente per richiamare con immediatezza il concetto di Fortuna, senza che sia più necessario rappresentarlo in figura – secondo un “avito modo di pensare antropomorfico” nelle parole di Warburg ([1907] 1966, p. 235) con le fattezze dell’antica divinità Euploia. ). “Dal Leviatano al drago. Erasmo da Rotterdam, Moriae Encomium, LXI, 9. Invece la saggezza, rende un po’ timidi e rinunciatari; li potete ben vedere questi sapienti ovunque impegnati a combattere con la povertà, con la fame, con il fumo; eccoli vivere dimenticati, senza gloria, invisi a tutti; e vedete invece gli stolti che continuano a riempirsi di denaro, che raggiungono le alte cariche dello stato e insomma, in breve, prosperare in tutti i sensi”. Series Title: Arte: Responsibility: Leonardo da Vinci, Allegoria dei rapporti tra il re di Francia e il Papa, disegno, 1516 (Windsor, Royal Collection). La pervasività del divino nella religiosità medievale e l’insofferenza verso ogni forma di autonomia e casualità nel destino dell’uomo mutarono dal profondo l’idea stessa di Fortuna, convertendola in docile strumento del volere di Dio, incaricata di distribuire beni e ricchezze seguendo un disegno giusto, superiore e preordinato. Prof.ssa Federica Ciccolella, Lei ha curato con Valentina Prosperi l’edizione del libro La fortuna di Omero nel Rinascimento tra Bisanzio e l’Occidente pubblicato dalle Edizioni dell’Orso: quali vicende caratterizzarono la ricezione di Omero nel canone della letteratura occidentale? La fortuna di Dante nel trecento by Cavallari, Elisabetta. Ancora una volta l’attenzione di Warburg è attirata da quei materiali e supporti liminari, che si collocano tra sapere scientifico e superstizione, tra gioco di corte e quesito esistenziale, tra forme medievali e rinascita dell’antico. Non immediatamente leggibile sotto il profilo ermeneutico risulta invece l’inserimento in tavola dell’immagine collocata al di sotto della ‘serie’ boccacciana: un dipinto di scuola portoghese raffigurante l’evangelista Giovanni nell’isola di Patmos (15). Per traslato Ippona, l’eroina antica minacciata nella sua virtù dai pirati, è anch’essa figura del mercante rinascimentaleche spesso "percosso dalla fortuna" avvertiva la sua ira allorché per esempio i corsari gli infliggevano sensibili perdite (Warburg [1907] 1966, p. 236). Ma nel Cinquecento l’interpretazione allegorica si sviluppò ulteriormente e divenne strumento per creare quella connessione che, come detto poc’anzi, mancava tra i poemi antichi e il mondo cristiano. La fortuna. Tra sacro e profano: la Fortuna in epoca medievale. Year: 2010. Tuttavia l’elaborazione medievale delle leggende del ciclo troiano compiuta in assenza del “vero” Omero continuò ad essere un punto di riferimento fisso; inoltre, il prevalere dei canoni letterari dettati dalla Poetica di Aristotele impedirono che si arrivasse a un’imitazione vera e propria di un’epica che ad essi si sottraeva. Nel pannello vengono infatti analizzati i tre tipi di personificazione della Fortuna, come “simbolo contrastante dell’uomo che libera se stesso (il mercante)” giusta gli appunti warburghiani per l’Atlante [“Fortuna. ), che rappresenta la negazione di quella disgiunzione tra qualità morali e favore della sorte che abbiamo visto caratterizzare il concetto di Fortuna sin dall’, English version (Engramma no. Al centro della scena un personaggio maschile – forse lo stesso poeta – in posa meditativa, è volto verso Fortuna che ancora si trova in piedi, abbigliata in abiti contemporanei “alla franzese” (Squillaro 2002). in basso: il recto con il profilo del committente, Camillo Agrippa. Forse per facilitare tale compito questi testi venivano spesso inclusi nelle edizioni omeriche; tra essi aveva particolare importanza la vita pseudoplutarchea, che costituiva la falsariga per un’interpretazione allegorica del testo omerico. l’adiacente immagine di Occasio (28) – che veicola le immagini della rinata antichità verso Nord (cfr. Le traduzioni dell’Iliade, dell’Odissea e di altri poemi come quelli di Apollonio Rodio, Trifiodoro e Colluto diffusero in Occidente la conoscenza dell’epica greca e ne stimolarono lo studio sistematico. Sebbene Omero non abbia mai perso la sua importanza fin dall’antichità, fu il Romanticismo tedesco che lo rese parte essenziale del canone letterario occidentale. E si vede che la si lascia più vincere da questi, che da quelli che freddamente procedano. Oppure, ancora, nel pavimento del Duomo di Siena, opera di Paolo Mannucci a partire da un disegno di Pinturicchio, del 1504-1506 (13), in cui una instabile Fortuna dalle sembianze tutte botticelliane, posta su una sfera e su una nave dall’albero spezzato, volge recisamente le spalle all’erta ‘via della virtù’ percorsa dagli antichi sapienti, e purtuttavia riceve inconsapevolmente le ricchezze disprezzate da Cratete sopra di lei: una scena che pare quasi riprendere il dettato erasmiano dell’Elogio della Follia che abbiamo visto nella seconda immagine incipitaria in tavola (riferita però alla Fortuna con ciuffo). Per esempio, i letterati dello Sturm und Drang e del Göttinger Hainbund consideravano Omero come rappresentante di una originaria condizione umana di purezza e semplicità, lontana tanto dal razionalismo esasperato della civiltà moderna quanto dal moralismo di stampo protestante. [Fortunae te regendum dedisti; dominae moribus oportet obtemperes. GLI STRUMENTI DI NAVIGAZIONE DUE AREE TECNOLOGICHE LA NAVIGAZIONE NEL MEDIOEVO E NEL RINASCIMENTO Tuttavia il vero momento di svolta nella navigazione avvenne quando i marinai cominciarono a usare anche altri strumenti per determinare la propria posizione, e prima di tutto Nelle pagine conclusive del Principe di Niccolò Machiavelli possiamo leggere un passaggio che è quasi un commento all’immagine della medaglia di Agrippa, la figura una Fortuna fugiens che il principe deve prendere e domare con ferocia e audacia, fino quasi a violentarla: Fortuna […] dimonstra la sua potenzia dove non è ordinata virtù a resisterle […] Io iudico bene questo, che sia meglio essere impetuoso che respettivo; perché la fortuna è donna, et è necessario, volendola tenere sotto, batterla et urtarla. A Cosimo vengono donati alcuni palazzi in via Bossi per istallare la nuova sede. Nella Fortuna con ciuffo – che ha trovato nell’Occasio del Rinascimento (vedi Machiavelli) [v. i poemetti dedicati da Machiavelli a Occasione e Fortuna ne I Capitoli] la sua coniazione, derivante da una rappresentazione antica , è al contrario l’uomo che cerca di afferrare il destino per il ciuffo e di appropriarsi saldamente della sua testa come preda, come fa il boia con la testa della vittima. Libri: novità, recensioni, autori, interviste, anteprime. Tra sacro e profano: la Fortuna in epoca medievale. Frontespizio dal Libro delle sorti di Lorenzo Spirito, Perugia 1482 in alto: il verso raffigurante Fortuna-Occasio, con il motto "Velis nolisve"; Ariosto ovvero il poeta «cosmico e lunare» descrive la luna in molti passi della sua opera, di cui i più significativi sono le ottave del canto XXXIV dell'Orlando Furioso e alcuni versi della Satira III. – Di Fidia: lo stesso che fece la statua di Pallade, Clipping is a handy way to collect important slides you want to go back to later. Nello stesso saggio, Warburg sottolinea anche i diversi significati del termine ‘fortuna’ nel contesto delle potenti famiglie di mercanti del Rinascimento, qual è quello della famiglia Rucellai: La parola latina ‘fortuna’ significava allora, come ancor oggi, nell’uso italiano non soltanto ‘caso’ e ‘patrimonio’, bensì anche ‘vento tempestoso’. 16. Io sono una dea rara, a pochi nota con il nome di Occasio. Quis tam severum mulieris consilium non laudet? La giusta prudenza nei confronti di Fortuna, consigliata dagli autori medievali e dallo stesso Ficino a quanti, come Rucellai, “aspiravano istintivamente e consapevolmente, con una speranza ancora imperturbata, a raggiungere uno stato nuovo, medio di salvezza, a egual distanza dalla ascesi monastica rifuggente dal mondo, come da una millanteria di questo affermatrice” (Warburg [1907] 1966, p. 238), sfugge a quanti affrontano la sorte con un atteggiamento di violenza e con una velleitaria, muscolare, intenzione di padronanza. “Alfonso d’Aragona – rispose – che, dopo Ponza, dopo essere stato catturato e consegnato assieme ai fratelli a Filippo, duca di Milano, si rigettò di nuovo nelle battaglie, inseguendo la signora che gli era avversa ma tanto fece resistendo e perseverando che vinta nel suo pudore ricondusse Fortuna al suo favore. 24a, 24b. In secondo luogo, l’Eneide offriva un modello più adatto alla celebrazione dei principi e delle corti, che erano spesso lo scopo ultimo dei poemi rinascimentali. Questo approccio trovò pieno sviluppo nel corso del XVI secolo, quando vennero gradualmente pubblicati i trattati degli allegoristi antichi e bizantini di Omero, soprattutto ad opera dell’umanista svizzero Conrad Gesner. Scrive Warburg nel saggio su Sassetti: Dicat tibi. L'antropologia del 'buon selvaggio'. In questa operetta Alberti abbandona pressoché totalmente la forma dialogica propria degli altri testi delle Intercenales, per narrare invece una visione, rifacendosi alla tradizione del sogno filosofico: l’autore descrive il comportamento dei diversi tipi di anime che simboleggiano i generi di vita – vere e proprie ‘imprese’ – che lottano per sopravvivere nel fiume vorticoso dell’esistenza. Infatti i poemi rinascimentali riflettono un mondo diverso, pervaso del gusto per l’avventura e per la scoperta, in cui gli eroi sono non solo coraggiosi ma anche saggi e rispettosi dei valori cavallereschi e cristiani. nunc alium vultum prebebis reor. Attualmente lavora ad un’edizione con traduzione e commento delle orazioni in difesa del greco composte dai dotti bizantini emigrati in Italia nel XV sec. [Notandum quod Boethius appellat fortunam nubilam, idest obscuram sive caecam: depingebatur enim antiquitus fortuna caeca, quia ex improuiso accedit et recedit. Qui mi soffermerò solo su alcuni di essi. Anche questo tipo mutua una iconografia già antica, di cui in tavola è indicato un archetipo: in alto accanto alla terza immagine incipitaria del pannello (Palazzo Rucellai), vediamo infatti il disegno di una moneta dell’imperatore Adriano del II secolo d.C. (10), con una figura femminile in piedi su un’imbarcazione. (Niccolò Machiavelli, Il Principe, XXV), 23. Ma la fonte principale per la reinvenzione di Occasio/Kairòs in età umanistica è forse una fonte di tipo letterario, un epigramma di Ausonio che riporta l’ekphrasis di un’opera che rappresentava Occasio e Poenitentia attribuita addirittura a Fidia: Di chi sei opera?