- Sembra che Dio ripeta sempre le stesse cose (" Sono io che vi ho creato", "non c'è altro Dio fuori di me", "gli idoli", "voi sarete salvati"). Ricominciando di qui il testo di oggi è più comprensibile. Dio? Anche in 2 Pt dice che gli eletti sono tali nell'aspersione del sangue di Cristo. Siamo perennemente divorati da un fuoco, ma, se si sta attaccati al Signore, si dimora in alto. Soffre volontariamente e, nel silenzio, offre se stesso. Dio non dice "fate il bene", ma "imparate". Questo concetto viene allargato da Gesù perché la sua misericordia, dopo Sion, viene estesa a tutti gli uomini. Sarà una salvezza non indolore. - Con l'inizio del cap. Azione totalmente ricevuta che toglie le pietre dei nostri sepolcri, spezza i nostri pensieri troppo consolidati, le nostre sicurezze cattive. - Oggi affidiamo alla vergine Maria, che festeggiamo come Maria Bambina presentata al tempio dai suoi genitori, la nostra eucarestia, questa casa, i suoi abitanti, tutte le nostre vite e quelle dei nostri cari E' la prima offerta della vita di Maria al Signore. Dio attua e dice quello che farà; risponde in modo specifico ad una preghiera generica. Dobbiamo solo confidare nel Signore. - vs 1: dice la solitudine in cui ci mettiamo col peccato e nel vs 2 si dice del desiderio di relazione del Signore. Oggi il Signore ci dice parole di consolazione. Noi sappiamo che non possiamo subire nulla perché tutte le nostre sofferenze sono nelle sue. Così per Artura, che oggi ricordiamo, c'è ancora il dolore, ma la bontà, la bellezza, la gentilezza del suo passaggio fra noi ricordano tanto Gesù e sono per noi un incoraggiamento grande. Gesù stesso è profezia per noi. Chiediamo perdono per i nostri peccati, nella certezza che la potenza di questo pane e di questo calice riscatta tutti. - vs 14: non è una condizione di piccolezza che viene descritta, ma è la condizione estrema, quella in cui si trova Israele. A Dio non interessa l'osservanza delle regole, ma la conversione del cuore. Questo gesto del chinare il capo è simbolico del rapporto fra l'uomo ed il suo creatore nella passione. E' lui che si piega a noi, vive la nostra storia, non ci lascia soli fino a morire per noi. C'è poi un'abbondanza di doni di Dio, ai quali deve corrispondere un'abbondanza di ringraziamenti da parte nostra. Il vessillo che attrae tutti attrae anche i perduti di Israele. E' una situazione di fronte alla quale è necessaria la Pasqua, perché solo l'uomo nuovo può intenderla. L'agitazione nei LXX è "come il legno viene scosso dallo spirito": richiama la croce, c'è un presagio della passione. Sia in Isaia che nel vangelo si descrive il fatto che, anche nella perdizione, c'è speranza e possibilità di recupero. Tutto questo si compie nella passione e morte del Figlio di Dio, quindi il testo va letto in una prospettiva di bene . Oggi ricordiamo con affetto Enrico R. nell'anniversario del suo ritorno al Padre. - vs 7: fra chi avviene il dialogo? - Il tema della novità c'era anche domenica scorsa nella prima lettura. Ci sono molti riferimenti alla croce di Gesù. Anche noi dobbiamo vedere nelle tribolazione un segno del Signore e occasioni per ricercarlo. Quindi ogni mattina quel bambino cade sull'altare e diventa pane per noi. Da ogni sepolcro, come dal sepolcro di Cristo, può ormai sorgere la vita. Chiediamo dunque al Signore di liberarci da tutto quello che ci impedisce un affetto semplice e pieno per Lui e per tutti. - vs 27: sembra che inizi un discorso un po' diverso, ma a ben guardare è un discorso unitario. Viene ripresa con forza la trasgressione della legge verso il prossimo in condizione di debolezza (orfani e vedove), ed i trasgressori ed i peccatori vengono minacciati di distruzione (crogiuolo, fuoco purificatore). Siamo in una situazione di grande difficoltà in cui il Signore ci colloca, ma se si sta nel timore di Dio si può "dimorare in alto", che poi forse vuol dire stare anche noi sulla croce con Gesù. - vs 4: la mano tesa qui è manifestazione dell' ira di Dio. Il nobile, che ha nobili consigli e sorge sugli altri nobili è ancora figura messianica. E' una situazione in cui si trovano. Chiediamo perdono per i nostri peccati, soprattutto per non essere stati all'altezza del mistero di morte e resurrezione attraverso il quale tutto e tutti debbono passare. La preghiera perfetta è "sia fatta la tua volontà" perchè, come diceva papa Giovanni, "voluntas tua, pax mea". Contraddice alla fede chi pretende di possedere la sua vita. Incominciamo quindi chiedendo perdono per tutte le volte che siamo stati poco attenti, rozzi e persino violenti con le persone che incontriamo ogni giorno. E' una sapienza che fa tutt'uno con la misericordia. Siamo quindi passati dalla passione alla resurrezione. - La contrapposizione fra Babilonia e Gerusalemme: Babilonia qui è chiamata "perla" , ma la bellezza e la gloria di una città non sta nelle cose materiali, ma nel fatto che vi abiti il Signore ed il suo popolo. - Le citazioni fatte sia sull'Antico che sul Nuovo Testamento ci aiutano a capire che oggi si parla della grande guerra fra Dio ed i suoi nemici, combattuta con la spada della Parola ed il fuoco dello Spirito. Ezechia sposta in alto la sua preghiera: è una questione di dei e di Dio. E non si tratta di una manifestazione, ma di una uscita come ha appena detto della legge (vs 4). Nel vs 21 si mette in evidenza come la giustizia si manifesta: è Dio giusto e salvatore. Il testo italiano a volte dà l'impressione di un Dio che vada giù pesante; il vs 32 di ieri diceva: "Ogni colpo del bastone punitivo che il Signore le farà piombare addosso, sarà accompagnato con timpani e cetre", ma non c'è il verbo accompagnare per cui il colpo di bastone sarà il canto di Dio. Se uno sbaglia viene perdonato. Ricordiamo anche la regina di Saba e lo scambio di doni (là il tono era più cordiale, ma il tema era lo stesso). La potenza dell'insegnamento di ieri, liberare comunicando la misericordia di Dio, è la cosa più importante che il Signore ci ha affidato. Così il brano di oggi o è reale, oppure a cosa serve? Ancor oggi ci sono molte persone che ci insegnano a vedere il dono di Dio. E' nell'eucarestia che i miseri e i poveri trovano risposta alla loro sete. - Oggi c'è un gruppo di versetti difficili. C'è timore per i rischi che si corrono. Siamo quindi sollecitati da varie parti a lasciarci illuminare dal Signore, anche se a volte la sua luce ci sembra così fioca. Bisogna farlo sempre il gesto buono che vuol dire ti voglio bene perché il Signore lo benedice comunque. Di Lui si dice della sua obbedienza alle parole del Padre e poi della grande novità da lui portata: la salvezza universale. Questo indica la condizione perenne della nostra esperienza spirituale, la condizione di schiavitù in cui continuiamo a ricadere. - vs 25: nei LXX dice: "il tuo figlio, il più bello, che ami, cadrà di spada"; a questa versione si può dare un'interpretazione cristologica. Anche nei testi degli ultimi giorni (la notte che succedeva al mattino e poi l'invito alle carovane a passare la notte nel bosco), hanno riferimenti alla notte del Getzemani. Poi c'è un compito particolare dato al suo servo (come a Gesù): essere alleanza del popolo e luce delle genti. Consegnamo al Signore tutte le strade sbagliate della nostra vita, che sembrano negare la presenza degli angeli. Poi dal vs 9 al vs 16 compare il soggetto "noi" e diventa confessione di peccato e quindi preghiera, presa di contatto con Dio. Questo ricorda l'episodio dell'adultera dove non ci sono segni di pentimento né di conversione: fa tutto il Signore. Si dice che lo Spirito è l'attore della storia (vs 11), quindi rivela come Dio conduce la storia del suo popolo e la storia in generale. L'atto penitenziale questa sera esige la confessione al Signore delle nostre sicurezze, sazietà, mormorazioni verso chi ci tiene legati. Prepariamo il nostro cuore chiedendo perdono dei nostri peccati. "Adesso ci penso io!" Nella nube leggera (che ricorda il vento leggero che è il Signore stesso, quando passa) c'è tutto il mistero della piccolezza/grandezza di Dio. La Parola ha tutto in sè, ma determinante è il modo in cui noi ci incontriamo con essa. Il verbo "saranno puniti" di vs 22 può essere anche tradotto come "saranno visitati", quindi sarà una visita, per quanto severa, del Signore, un incontro con lui. Il parto: la Madonna si è sposata come ogni donna Ebrea per far nascere a Dio il Messia. Ci vuole timore di Dio per accostarsi a Lui, ma bisogna rimanere sempre partecipi del peccatore. Il testo di oggi, "pulito" da tutti i "ma" e "però", ci dice che Dio davanti ai nostri peccati non li discute, ma cura la sua relazione con noi. Don Giuseppe, quando risiedeva a Gerico, faceva leggere durante il pranzo la storia della Cina. Dentro questa santa convocazione contempliamo il mistero della Pasqua, nella quale si compie tutto il disegno di giustizia di Dio. Chiediamo perdono per la fiducia in noi stessi e nei nostri idoli. - Il popolo non è consapevole del suo stato; al vs 3 Dio dice: "Israele non conosce, il mio popolo non comprende". La liturgia della lode fa diventare nuove le cose, i luoghi di dolore diventano luoghi di lode. La debolezza della donna, la sua disponibilità all'incontro sponsale, molto lontane dalla potenza degli Egiziani, sono una cosa bella. Il Signore vuole che il popolo capisca e ritorni a Lui. Ho anche pensato: "Per fortuna domattina siamo a Sammartini dove è bello anche morire!" E' una situazione di muro a muro; una situazione drammatica. - La notte ricorda Giuda quando esce dopo aver preso il boccone e Pietro quando al canto del gallo esce e piange amaramente. - C'è una specie di contrappasso positivo. Questo è parte del disegno di Dio. - Il vs 13, "come una madre consola un figlio, così io vi consolerò", è il versetto centrale del testo di oggi; è un'affermazione molto bella e forte del Signore che si rivolge a Gerusalemme presentandosi come una madre che consola. E' immagine ricca di pace fra Israele e le genti. Madian è associata alla rupe dell'Oreb e questo è strano perché le battaglie dei Madianiti avvengono lontane dall'Oreb, ma forse vuole riportare alla Pasqua. - Siamo vicini alla conclusione della lettura del libro di Isaia e dobbiamo ringraziare molto il Signore per il bene che ci ha fatto attraverso questo libro e anche per il bene che ci siamo fatti tra noi sostenendoci nella preghiera. E' memoria di Gesù, anche per noi. San Paolo dice che la creazione geme e sospira. Chiediamo al Signore la grazia di stupirci davanti a questo mistero. Le misericordie del Signore, le sue lodi, la sua gloria e quanto ha fatto per noi. Qui parla (vs 1-2) di un'ingiustizia scritta, quindi dell'ingiustizia di un sistema, di un programma del male, non una malvagità occasionale. In Sapienza 1, 16 gli empi si alleano con la morte a causa della loro vita tribolata e deludente. - La lettera ieri metteva al centro il primato della carità, oggi la preminenza della profezia. - Bello l'accoppiamento col vangelo di oggi, sembra che la gente abbia paura della Parola di Dio. Da questo scaturisce la possibilità di riconoscerlo in persone ed avvenimenti che si succedono nella nostra vita. - Oggi la chiesa fa memoria della beata Vergine del Rosario. Le parole del Profeta questa sera invitano alla speranza che viene dall'amore di Dio. Spesso non ci rendiamo conto di questo ed è importante sapere che Gesù prega per noi. - Bisogna essere prudenti nei confronti del testo di oggi e non dare giudizi affrettati. Sembra nuova e pacificante la parte di Israele che deve accogliere gli altri. Riguardo alla mancanza di fecondità, ricordiamo che per le scritture è una maledizione non poter generare. ISAIA Alec Motyer - Edizioni G.B.U. - I primi versetti (preparare la via, rimuovere gli ostacoli) trovano conferma nel testo del vangelo dove ci sono indicazioni per trovare questa strada e spianarla; poi però è Dio che fa tutto, non c'è più nessuna difficoltà, è la Pasqua. Questa convocazione, più che per un giudizio, sembra per un invito a tutti gli uomini, i luoghi e i tempi a condividere i sentimenti di Dio. Solo nella liturgia riprendiamo il senso delle proporzioni, è lì che riceviamo la grazia di poter rimisurare la nostra vita. Gli antichi Padri sapevano bene che ci voleva il sangue dell'agnello perché la morte non si fermasse su di loro. E' la gloria della croce. - Nel testo di oggi si avverte una grande lode della parola di Dio non in quanto tale, ma per l'azione divina che essa contiene. Oggi Isaia ci descrive le sofferenze del popolo di Dio; siamo rientrati nell'ordinaria descrizione di queste sofferenze. Il Signore brucia ciò che non è buono ai suoi occhi per lasciare l'uomo nuovo purificato. Si parla di nemici (vs 18) e si usano espressioni delicate (vendetta; zelo nel senso di fanatismo, zeloti come fondamentalisti; retribuzione, vista con significato negativo), che fanno vedere un Dio fanatico, punitivo, interventista. Le cinque città in cui si parlerà l'ebraico fanno vedere la presenza forte d'Israele in Egitto. - vs 16: è un grande regalo che la sua parola venga posta sulla nostra bocca, ed è grande consolazione che ci tenga sulla sua mano e ci dica: "Tu sei mio popolo". - Nei LXX anche al vs 15 c'è il verbo della conversione. Quello di Dio è un invito affinché anche noi crediamo al di là di quello che possiamo vedere. - vs 19: "Solo il terrore farà capire il discorso". 19-10-00 Is 14, 1-2; Gc 3, 1-6; Lc 6, 6-11 (Francesco). La vera potenza e il vero segreto di Dio è quello di volerci bene e noi cristiani abbiamo un solo, grande dovere: voler bene. C'erano alla fine le parole "e io li guarirò". Gli assetati qualificano l'ascolto come un atto vitale, l'unico che permette di attingere a questi beni che non si acquistano. Già al cap 11 parlava del suo inviato che avrebbe percosso l'empio con la verga della sua parola. La vera carità nella misericordia è l'essere sempre partecipi al grande movimento che Dio ci mette intorno per salvarci (notare la complessità di persone e luoghi nella conversione di Paolo). Non è chiaro se Tiro è consapevole di questa redistribuzione dei beni. Anche nella liturgia è il Signore che conduce, è Lui che è guida e sostegno del nostro cammino. Il comandamento del vangelo è la conversione; è un grande ritorno e affidamento a Lui. Le notizie di male infatti hanno la capacità di influenzare a provocare altro male. Questo però accade sempre se consideriamo la salvezza come un'insieme di regole da adempiere e di buone opere da compiere. Tiro continua nel suo peccato, ma il Signore fa in modo che il guadagno, frutto della prostituzione, diventi un bene per i suoi piccoli. E' segno importante della mitezza di Dio e richiamo alla semplicità per tutti noi. Il popolo si riconosce peccatore con sincerità; dice che anche le sue opere buone sono in realtà cosa negativa. 29-9-00 Is 8, 1-4; Ap 12, 7-12; Gv 1, 47-51 (Giovanni-Casa della Carità). che è una chiara profezia dell'incarnazione. - C'è difficoltà nel testo: non si capisce a volte se si parla d'Israele o degli altri popoli. Sono un'appendice del popolo che qui viene dissetato. - La nostra Regola oggi ci parla della bellezza del dono quotidiano della Parola e dell'Eucarestia. E' Dio stesso che dà un segno: la Vergine (Israele), che viene fecondata dalla potenza di Dio e genera un figlio il cui nome indica la presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Tutte le volte che cessa il rapporto con la Parola c'è questo capovolgimento: non siamo noi che siamo guariti da lei, ma noi che facciamo un piacere al Signore. - Questa sera facciamo memoria di Sant'Elisabetta di Ungheria. - Testo apparentemente semplice, ma che nasconde problemi: il primo è il rapporto fra il popolo di Dio e gli altri popoli. Il vangelo ci aiuta perché il pasto consumato col Signore è una cosa che ci viene data, non si può impossessarsene, bisogna riceverlo. - Nelle parole d'Isaia il Signore parla della sua creatura: l'ha creata, plasmata, riscattata. - Chiediamo al Signore la grazia della luce che il cieco di Gerico ha chiesto ed ottenuto da Gesù per poterlo seguire nel cammino verso Gerusalemme. Qualche cultura ha tratto da queste parole del profeta la convinzione che invece della liturgia bisogna celebrare la carità. La salvezza dalla morte ed il dono della vita ci vengono dati ogni giorno. Anche le espressioni successive lo confermano. Sono cose molto più grandi di noi: molto perdonato = molto amato. - vs 26: dopo la purificazione, la città viene chiamata fedele e città madre. Anche noi siamo inevitabilmente "doppi" e la volontà di Dio è che noi accettiamo di stare dentro questo dramma. Bisogna godere dei beni presenti perché intanto tutto finisce. Noi continuiamo a dire di no, ma Lui dice "si" ed il bene vince. Gli chiediamo soprattutto di darci una nuova fedeltà ai doni del Signore. Se Lui si rende presente, il contatto con Lui è importante anche per il nostro vivere quotidiano; altrimenti affrontiamo le cose in modo ridicolo (l'acqua del mare col palmo della mano, ecc). don Raffaello Ciccone (Omelia del 18 Gennaio 2015): Commento su Is 25,6-10a; Col 2,1-10a; Gv 2,1-11 Isaia 25, 6-10a Agli occhi ed alla immaginazione del mondo ebraico, povero per il proprio lavoro di agricoltore e di pastore, i racconti e gli annunci di grandi banchetti erano l'apertura di un sogno splendido, ancor più prezioso se fatto da un re dopo una vittoria. L'asprezza della legge sostituisce il vangelo ed allora l'assemblea che si riunisce non è più di tutti perché tanti vengono esclusi (divorzio, aborto, ecc). - Nei testi di oggi c'è grande continuità con la liturgia di ieri (Domenica XXXII T.O. I verbi, qui negati, sono quelli dell'affermazione mondana o come mondanamente ci si raffigura che sia Dio. Questa parolina, "ora", ci dà la consapevolezza che "ora" non è così come Lui dice. Dio è unico, ma ha fatto l'uomo a sua immagine e somiglianza e ci invita a levare in alto i nostri occhi. Qui c'è tutto il mistero del male, della possibilità di lasciarsi sedurre dal tentatore anche se si è nella posizione di figli amati. Bisogna custodire la speranza dentro il dolore. Preghiamo per la comunione fra Oriente ed Occidente, per l'unità delle chiese, per lo scambio delle ricchezze reciproche. Anche al cap 52-53, come qui al vs 14, c'è lo stupore delle persone che avevano disprezzato il servo ed ora si rendono conto di quanto le sue sofferenze hanno operato per tutti. Chiediamo perdono per ogni nostro orgoglioso chiuderci in noi stessi, per non voler vedere la vicinanza del Signore e dei fratelli. Il segno che giustifica la speranza è lontano, ma è introdotto subito, anticipato. Nessuna situazione o vicenda ci è estranea. - Nel vangelo si parla di un invito a nozze ed ai vs 18 e 19 di Isaia si parla di acqua ed alberi come nel Cantico dei Cantici, dove sono immagini della sposa e dello sposo. Se il pianto ha una direzione è una delle preghiere più importanti che si possono fare. I Salmi 95, 1 e 97, 1 dicono che quando si parla del "Canto nuovo" si parla di tutte le genti. Lunga è stata la sua vita, piena di gioia per l'incalzare di Dio in lei. - vs 7: Ricordare. Questo verbo indica un'operazione che mette insieme pezzi andati in frantumi. - vs 3: si collega a "non ci indurre in tentazione". Il progetto della vita cristiana è quello di portare la croce come Gesù e, così facendo, celebrare il giudizio di salvezza per tutta l'umanità. E' un segno potente dell'umiltà del Signore che si vuole manifestare attraverso la piccolezza del servo di cui si parlerà al prossimo capitolo. La critica all'unità del libro di Isaia sembra risalire ai commentatori ebraici medievali che disponevano di una cronologia di questi eventi abbastanza precisa da permettere loro di dubitare che fosse stato scritto da una sola persona. Oggi siamo venuti a ricevere un nuovo grande dono da Dio. Testimoniare l'unicità di Dio è il compito che il popolo di Dio ha in mezzo alle genti. Il nostro ascolto autonomo della Parola di Dio, con aiuto reciproco, fa ritrovare di più il senso di chiesa. - Il testo di oggi si può leggere in continuità col testo di ieri in cui le nazioni assediavano Gerusalemme come in un sogno. C'è anche la minaccia di un popolo nemico, ma poi il Signore ci vuole consolare, ci prende per mano per darci speranza. - La liturgia di ieri ci portava come messaggio l'invito del Signore ad un abbandono confidente in Lui per la consapevolezza di essere da Lui amati perché piccoli. La chiave è la croce che viene posta sulle spalle di Gesù, con la quale si "apre" la salvezza per tutti. - Due parole importanti. Ogni parola è accorata e preoccupata di trovare il modo di conquistarla, come aveva fatto Davide. Anche in 1 Sam 16 Saul viene aggredito da uno spirito cattivo mandato dal Signore per uno scopo finale di conversione. Per decidere se deprime o no bisogna capire che si innalza il livello: 1) la nostra vita è strappata dalla solitudine; 2) siamo in compagnia di Dio. E' una parola che conferma la parola del suo servo, la fa "sorgere" (vs 26). Spesso nella nostra vita si percepisce qualcosa di nascosto in noi. - Pur nella loro bellezza, questi sono versetti problematici per la separazione fra il popolo di Dio e gli stranieri. C'è come il ritorno ad una situazione originaria quando Dio guidava il suo popolo. Oggi c'è un "aimè!" Ci affidiamo alla loro protezione, particolarmente a quella dei santi Vitale e Agricola, di santa Clelia ed anche dei nostri padri nella fede: il cardinal Lercaro, don Giuseppe, don Umberto, nonchè della nostra sorella Anna. Come in altre figure profetiche, in Isaia la parola profeta non va intesa nel senso colui che parla prima che qualcosa avvenga, bensì nel senso colui che parla per conto di un altro. Allo stesso modo noi ogni mattina accostiamo tutto e tutti all'altare di Gesù perché è su di lui che il Padre ha basato il suo giudizio di morte e resurrezione. Questo forse è un dato spirituale; ogni nostra anima corre il rischio del capitalismo, mentre Dio vuole solo che lo amiamo. - E' importante oggi che la Regola ci ricordi i quattro Santi ed in modo particolare Sant'Ignazio. Il servo, nonostante le sua debolezza è strumento del giudizio di Dio. Il Signore ci vuole dispensare la sua sapienza ogni giorno. Anche il ritenersi sapienti ed intelligenti va contro il tempo dell'attesa; sappiamo infatti che Gesù sarà rivelato ai piccoli. - I popoli che in questi giorni si sono avvicendati nel testo d'Isaia, lo hanno fatto perché il giudizio su di loro potesse essere accostato a quello d'Israele. E' sempre la profondissima partecipazione del Signore alle distruzioni ed ai lutti: Gesù per primo è in questo travaglio ed in questo pianto. E' Gesù il primo a spezzare il pane, in lui si fondono liturgia e carità. E' un segno forte, ma il verbo pascere richiama più l'idea di un pastore che di un re violento. E' un mistero di assimilazione: Gesù è messo accanto ad ogni situazione estrema. E' un segno importante per tutta l'umanità. Il Signore non ha voluto stancare ed asservire il suo popolo. - Nella memoria della nostra vita dobbiamo sempre confessare come, alle nostre vie non buone, Dio risponde sempre con vie e avvenimenti di conversione e di riconciliazione. Al vs 4 letteralmente dice: "Ira io non ne ho"; se c'è ira questa viene tutta indirizzata ai rovi e spine. Questa seconda parte di Isaia contiene i capitoli 40-66. In Sof 2, 8 c'è un altro aspetto dell'orgoglio: gloriarsi del proprio territorio. E' così che ci rialza. - Affidiamo questa Eucarestia a San Vincenzo de Paoli, chiediamo anche noi il dono della carità, che è l'umile risposta al grande amore di Dio per noi. C'è la continuità, ma è sempre un rapporto mobile con Dio. Dio prende possesso di nuovo del suo popolo, Dio è tornato. Noi a volte ci sentiamo legati da questo "leggero peso", ma c'è la potenza della preghiera che ci fa ritrovare ogni giorno il perdono di Dio. Fatica e dolore sono fecondi: saranno dati figli e figlie e molti riceveranno del bene. La logica imporrebbe di andarsene da Sion per non avere più paura. Questo richiama Mt 11 quando Gesù ringrazia il Padre per aver nascosto le cose ai sapienti. In ciascuno di noi c'è certo qualche traccia di questi sentimenti quando usiamo il vangelo per giudicare gli altri.