It features Jean-Paul Belmondo as Michel a young, petty criminal in Marseille who steals a car. Fino all'Ultimo Respiro Summary "A Bout de Souffle"; di JEAN-LUC GODARD; con JEAN-PAUL BELMONDO, JEAN SEBERG, DANIEL BOULANGER, JACQUES HUET, RICHARD BALDUCCI, JEAN-PIERRE MELVILLE; drammatico; Francia, 1960; B/N; durata: 87'; Condividi. La passione per lei porterà Michel … Genere: Crime, Drammatica Durata: 90 min Regia: Jean-Luc Godard Sceneggiatura: François Truffaut, Jean-Luc Godard Produttori: Georges de Beauregard Fotografia: Raoul Coutard Montaggio: Cécile Decugis Musica: Martial Solal Case di produzione: Leonard Rossiter, Les Films Impéria, Les Productions Georges de Beauregard Anche attraverso l'uso di piani sequenza Godard sottolinea l'innovazione del suo cinema e, allo stesso tempo, il rifiuto di quello classico e la sua volontà di re-inventarlo.[1][4]. Fino all’ultimo respiro film alta definizione . Tra la macchina da presa e i due attori si frappone infatti uno spazio che svela l’apparato filmico violando anche qui il summenzionato decoupage classico: non che la profondità di campo non venisse usata precedentemente nel cinema, ma non veniva in genere ostentata come in questo caso (con la notevole eccezione del cinema di Orson Welles, per esempio l’Orgoglio degli Amberson del 1942). Fino all’ultimo respiro è tra i film simbolo della Nouvelle Vague, movimento di cineasti francesi nato alla fine degli anni ’50 che contribuì a modernizzare il linguaggio cinematografico affrancandolo dal cosiddetto decoupage classico. Michel Poiccard, ladro d'automobili, uccide un motociclista della polizia stradale che lo inseguiva per un sorpasso proibito. Resterò con voi fino all’ultimo respiro (x5) Resterò con voi. Fino all'ultimo respiro 1960. Michel Poiccard, ladro e truffatore, mette a segno un colpo a Marsiglia, rubando un'automobile. Un altro modo in cui si da risalto allo scorrere del tempo all’interno dell’inquadratura è costituito dal (finto) piano sequenza, perché la scena è punteggiata di stacchi di montaggio che però, come nel caso precedente, lasciano l’inquadratura sostanzialmente invariata. FRANCIA - 1960 . Due agenti lo intercettano e Michel ne uccide uno. FINO ALL’ULTIMO RESPIRO. Infatti in un film del 1903 dell’americano Edwin S. Porter intitolato The Great Train Robbery, un bandito nella scena finale punta direttamente la pistola verso la macchina da presa nell’atto di sparare verso il pubblico. It's where your interests connect you with your people. Con Jean-Paul Belmondo, Jean Seberg, Daniel Boulanger, Jean-Pierre Melville, Henri-Jacques Huet. Michel cerca quindi di fuggire, insistendo perché la ragazza lo segua in Italia, ma Patricia, pur se inizialmente appare innamorata e propensa a seguirlo, alla fine decide di denunciarlo. Un'altra scelta particolare consiste nel fatto che spesso Michel si rivolge alla macchina da presa, direttamente allo spettatore. Risulta infatti che la sceneggiatura di Fino all’ultimo respiro, tratta da un soggetto di un altro celebre regista della Nouvelle Vague, François Truffaut, sia stata minimale ed abbia lasciato ampio spazio all’improvvisazione degli attori, come riporta il regista russo Dziga Vertov nel suo manifesto Kinoki. Inseguito dalla polizia, Michel viene colpito da un proiettile e muore proprio sotto gli occhi della ragazza. Il contenuto è disponibile in base alla licenza, “Fino all’ultimo respiro”, Godard e la Nouvelle Vague, Ultima modifica il 25 dic 2020 alle 21:46, Festival internazionale del cinema di Berlino, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Fino_all%27ultimo_respiro_(film)&oldid=117519834, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo, Les Productions Georges de Beauregard, Société Nouvelle de Cinématographie. Vi fu chi scrisse: "La rivolta di Fino all'ultimo respiro è poco più di uno sberleffo, un atto di opaca e rinunciataria derisione. Questa scena produce un notevole effetto disturbante, genera tensione, la quale è certamente un valore aggiunto per un film realizzato per lasciare “senza fiato”. “Fino all’ultimo respiro appartiene, per sua natura, al genere di film in cui tutto è permesso. È una tecnica innovativa, sicuramente controcorrente nei confronti del cinema classico che prediligeva, per situazioni simili, la retro-proiezione. ... Fatto rarissimo per un autore vivente, nel 2017 il regista francese Michel Hazanavicius ha girato un lungometraggio di finzione ambientato nel 1967/68, Le Redoutable, il cui protagonista è lo stesso Godard interpretato da Louis Garrel. In una scena, il protagonista Michel guarda un’immagine di Humprey Bogart. ... Michel Poiccard ruba un’auto per andare da Marsiglia a Parigi e, inseguito dalla polizia per eccesso di velocità, uccide un poliziotto. Viceversa, i personaggi femminili degli altri due film apparivano ben più strutturati, dotati di una forte personalità. Ruba un’auto, fugge verso l’Italia, ma la polizia lo insegue. Il film lancia la carriera dei due protagonisti, Jean-Paul Belmondo e Jean Seberg, la quale diventa l'attrice simbolo della Nouvelle Vague francese. Dopo aver lasciato la città, viene inseguito da un poliziotto per eccesso di velocità. Intanto la polizia, che l'ha identificato, lo ricerca. 50+ videos Play all Mix - FINO ALL'ULTIMO RESPIRO YouTube Fino all'ultimo respiro (À bout de souffle) - Fra il dolore e il nulla, io scelgo il dolore - … Per quanto riguarda gli aspetti contenutistici, come detto, il punto di forza del film è il ritmo serrato che crea, come costringe gli spettatori a seguirlo come trapezisti senza rete. Egli è un uomo affascinante e tenebroso e riscuote un certo successo con le donne. Ad esempio, mentre il momento della morte dell'agente di polizia ad inizio film passa velocissimo (come la stessa morte di Michel alla fine), al dialogo “superfluo” tra Michel e Patricia nella camera d'albergo sono dedicati ben 20 minuti del film. Tornato a Parigi per affari con l'intenzione poi di fuggire in Italia, ritrova Patricia, una studentessa americana di cui si era innamorato e che vorrebbe portare con sé in Italia. Sin dall'inizio si presenta come un film con procedure di messa in scena complesse e contraddittorie. Appare chiaro cosìil collegamento tra Fino all’ultimo respiro e il noir poliziesco americano di cui l’attore americano è stato valente interprete – ad esempio Il grande sonno di Howard Hawks, del 1946 -. Questo film si può considerare il manifesto della Nouvelle Vague. La sceneggiatura amplifica questo senso di precarietà, i dialoghi sono spesso vacui, punteggiati da gag eseguite dagli attori probabilmente mentre stavano improvvisando. Tornato a Parigi, ritrova Patrizia, un'amichetta americana di cui s'era innamorato. Irripetibile, e forever young. Dopo aver cercato inutilmente di nascondersi e dopo aver accidentalmente rinvenuto una pistola nell'auto rubata, Michel uccide il poliziotto per non essere arrestato. Essi resero palese il montaggio inserendo degli stacchi senza alcuna funzione narrativa, come ad esempio fece Godard in Fino all’ultimo respiro durante la scena in cui Jean Paul-Belmondo e Jean Seberg corrono in taxi. Tornato a Parigi, ritrova Patrizia, un'amichetta americana di cui s'era innamorato. Inoltre il regista francese Jean-Pierre Melville interpreta la parte dello scrittore Parvulesco, mentre Jean-Luc Godard appare nel film nei panni di uno spione. Qualcuno che può far di te chi sei chiamato ad essere. E' il manifesto della Nouvelle Vague, movimento di giovani registi francesi che rivoluzionerà in modo radicale il cinema. Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Michel, giovane dal passato burrascoso, ruba un'automobile e fugge col proposito di recarsi in Italia. Qui si nota l’uso della profondità di campo teorizzata dal critico francese André Bazin, tra i fondatori dei Cahiers du Cinema. Read honest and unbiased product reviews from our users. Michel Poiccard sta morendo per un colpo di pistola ricevuto in piena schiena.Non poteva forse finire in modo diverso la vita di questo personaggio fuori da ogni schema, non poteva forse finire in modo diverso Fino all’ultimo respiro (1960), opera prima del maestro francese, nonché iniziatore della Nouvelle Vague, Jean-Luc Godard. Non più duro e vincente, ma un perdente senza arte nè parte. L'insistito omaggio ad Humphrey Bogart,[1] e la dedica iniziale alla Monogram, piccola casa americana che produce film di serie B, come pure gli evidenti riferimenti al poliziesco americano degli anni cinquanta, in questa ottica sono l'equivalente delle melodie della tradizione russa che riaffiorano in strutture ritmiche e tonali radicalmente rinnovate in Le sacre du Printemps o Petrushka. E' anche un ironico addio a quel modo di fare cinema, e, al modello di gangster com'era stato rappresentato fino a quel momento. Poco budget, molto amore per il B-movie americano, sguardi in macchina, jump-cuts, l’euforizzante sensazione che tutto sta per ricominciare. Le rivela pian piano la sua condotta delinquenziale e le fa capire che la sogna al suo fianco anche come complice della sua vita spericolata, nella quale "il dolore è un compromesso". He’s so confident in himself he believes that he can talk Patricia into sleeping with him. Scheda del film ''Fino all'ultimo respiro'' di Jean-Luc Godard. Straordinario è anche il piano sequenza che chiude il film. Le inquadrature di Michel alla guida vengono effettuate dal sedile posteriore dell'auto (da Coutard, direttore della fotografia). Il regista non usa i raccordi solitamente adottati nel cinema classico per correlare le inquadrature, ma taglia queste ultime, giustapponendole: i cosiddetti Jump-Cut, che rompono la continuità di ciò che stiamo guardando creando una dinamica del vedere più libera e aggressiva (svecchiando le tecniche del cinema classico). Il terzo elemento utilizzato per creare tensione è l’utilizzo di primi piani in cui l’attore guarda in camera e almeno in un caso si rivolge direttamente allo spettatore, quando il protagonista manda letteralmente a quel paese chi, dall’altra parte dello schermo, lo sta guardando. Ci troviamo di fronte ad un testo conflittuale che attesta il rifiuto da parte di Godard delle regole del cinema classico, un rifiuto che pervade profondamente il film. La sceneggiatura approssimativa, molto esile, nata da un soggetto di François Truffaut (ispirato da un fatto di cronaca[1]), fu frettolosamente rielaborata per convincere il produttore Georges de Beauregard a finanziare il film. Ricorre il sessantenario di Fino all’ultimo respiro (titolo italiano di À bout de souffle) di Jean-Luc Godard: un film rivoluzionario per forma e contenuti. [3], .mw-parser-output .chiarimento{background:#ffeaea;color:#444444}.mw-parser-output .chiarimento-apice{color:red}Susan Sontag ha paragonato l'impatto eversivo di questo film sul tradizionale linguaggio cinematografico a quello delle opere di James Joyce e Igor Stravinskij sulle rispettive discipline. In questo modo la macchina filmica e la finzione vengono evidenziate: Godard ricorda allo spettatore di essere al cinema, rompendo il rapporto di identificazione dello spettatore nel personaggio. Fino all’ultimo respiro, nasce la Nouvelle Vague Il film di Jean-Luc Godard, manifesto della Nouvelle Vague, compie 50 anni. Il ritmo serrato è infatti il leit-motiv del film, a partire dal titolo che è un chiaro riferimento alla compressione temporale. Lei, pur ricambiando l'amore, cerca di allontanarsi da Michel perché lo ritiene troppo sfrenato. Fino all'ultimo respiro À bout de souffle. [1] Altra contraddizione subito evidente sta nel fatto che Godard vuole lavorare allo stesso tempo sull'autenticità del mondo, senza manipolare l'immagine filmica, ma realizzando una messa in scena molto complessa ed elaborata. Ampio spazio viene lasciato all'improvvisazione degli attori e all'influenza dell'ambiente, come indicato da Dziga Vertov nel suo manifesto Kinoki. E' un film del 1960 con Jean-Paul Belmondo, Jean Seberg, Daniel Boulanger, Henri-Jacques Huet e Antoine Flachot. L’inquadratura che riprende il taxista, ripreso da dietro mentre Belmondo lo esorta fuori campo ad andare più veloce, presenta quattro stacchi di montaggio, inseriti al solo scopo di essere visibili (dato che la scena rimane la stessa).