[p. 790 modifica]E non c’eran più nemmen pretesti, nè motivo di ricominciare: quella che avevan presa per una scorciatoia, gli aveva condotti fuor di strada. Op. lib. 1.2 Il caso della Storia della Colonna Infame 9 1.3 La peste 9 1.4 Gli untori 10 2 DA VERRI A MANZONI 12 2.1 Genesi 12 2.2 L'ambiente in cui nasce il trattato di Verri 13 2.3 Finalità illuministiche di Verri 14 2.4 Due diversi punti di vista 16 2.5 L’utile e la giustizia 17 3 PASSATO E PRESENTE 20 “Et essendosi maggiormente nel suo esame aggrauato,” (s’è visto!) Morì a Milano nel 1873. È messo alla tortura; gli s’intima che si risolua di dire la verità; risponde, tra gli urli e i gemiti e l’invocazioni e le supplicazioni: l’ho detta, signore. dottrina universale, canone della giurisprudenza, che il giudice inferiore, il quale avesse messo un accusato alla tortura senza indizi legittimi, fosse punito dal superiore. Il giorno seguente, 26 di giugno, il Piazza è condotto davanti agli esaminatori, e l’auditore gl’intima: che dica conforme a quello che estraiudicialmente confessò a me, alla presenza anco del Notaro Balbiano, se sa chi è il fabricatore degli unguenti, con quali tante volte si sono trouate ontate le porte et mura delle case et cadenazzi di questa città. Erano sforzi vani, per conciliar la certezza col dubbio, per evitare il pericolo di tormentare innocenti, e d’estorcere false confessioni, volendo però la tortura come un mezzo appunto di scoprire se uno fosse innocente o reo, e di fargli confessare una data cosa. Grande biblioteca della letteratura italiana ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli Alessandro Manzoni Storia della colonna infame Introduzione Introduzione Ai giudici che, in Milano, nel 1630, condannarono a … Jacomo, la cui parentela (il cognome) non so. grida l’infelice: V.S. Mettiam pure che siano stati ingannati dalle parole del Piazza nell’ultimo esame, che abbian potuto credere un fatto, esposto, spiegato, circostanziato in quella maniera. Il contenuto è disponibile in base alla licenza, Storia della colonna infame , Alessandro Manzoni, Indice:I promessi sposi (1840).djvu, //it.wikisource.org/w/index.php?title=Storia_della_colonna_infame/Capitolo_III&oldid=-, 20131019231940, //it.wikisource.org/w/index.php?title=Storia_della_colonna_infame/Capitolo_III&oldid=-, Storia della colonna infame - Capitolo terzo. Non diremo certamente che tutto questo sia ragionevole; giacchè non può esserlo ciò che implica contradizione. 20 ottobre 2013 Sentito questo, chiuser l’esame, e rimandaron lo sventurato in carcere. Contro ogni legge, contro ogni autorità, come contro ogni ragione, ordina che il Piazza sia torturato di nuovo, sopra alcune bugie e inverisimiglianze; ordina cioè a’ suoi delegati di rifare, e più spietatamente, ciò che avrebbe dovuto punirli d’aver fatto. La Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni appare come appendice a I Promessi Sposi nell'edizione del 1840. Sicchè, se non fossero rimasti que’ pochi documenti, se il senato avesse avuto che fare soltanto col pubblico e con la storia, avrebbe ottenuto l’intento d’abbuiar [p. 795 modifica]quel fatto così essenziale al processo, e che diede le mosse a tutti gli altri che venner dopo. Risponde: me ne ha dato tanta quantità come potrebbe capire questo calamaro che è qua sopra la tauola. Ma dalla storia, per quanto possa esser succinta, d’un avvenimento complicato, d’un gran male fatto senza ra-gione da uomini a uomini, devono necessariamente po- Alessandro Manzoni - Storia della colonna infame (1840) Capitolo terzo. L’infelice inventava così a stento, e come per forza, e solo quando era eccitato, e come punto dalle domande, che non si saprebbe indovinare se quella promessa di danari sia stata immaginata da lui, per dar qualche ragione dell’avere accettata una commission di quella sorte, o se gli fosse stata suggerita da un’interrogazion dell’auditore, in quel tenebroso abboccamento. In realtà, questa storia fa solo da sfondo alla storia di Renzo e Lucia, ma Manzoni ha avuto modo di approfondire questo tema in un saggio intitolato Storia della Colonna Infame. Ed è già un merito non piccolo degl’interpreti, se, come ci pare, furon essi che lo prepararono, benchè lentamente, benchè senz’avvedersene, per la giurisprudenza. Ah! Gli domandano se detto Barbiero disse a lui Constituto per qual causa facesse ontare le dette porte et muraglie. Quel libriccino Dei delitti e delle pene, che promosse, non solo l’abolizion della tortura, ma la [p. 782 modifica]riforma di tutta la legislazion criminale, cominciò con le parole: “Alcuni avanzi di leggi d’un antico popolo conquistatore.” E parve, com’era, ardire d’un grand’ingegno: un secolo prima sarebbe parsa stravaganza. No; non c’era la tortura per il caso di Guglielmo Piazza: furono i giudici che la vollero, che, per dir così, l’inventarono in quel caso. - Farin. Sua madre era Giulia Beccaria, figlia del celebre Cesare. ), promessa dal Presidente della Sanità a costui l’impunità, confessò finalmente, etc.". Ma dalla storia, per quanto possa esser succinta, d’un avvenimento complicato, d’un gran male fatto senza ra-gione da uomini a uomini, devono necessariamente po- Crediam pure anche noi alla possibilità d’uccider gli uomini col veleno; e cosa si direbbe d’un giudice che adducesse questo per argomento d’aver giustamente condannato un uomo come avvelenatore? “Nemmeno l’uscio suo proprio aveva unto il barbiere!” postilla qui di nuovo il Verri. E una tale inverisimiglianza avventa, per dir così, ancor più in una risposta successiva. Non veniva loro in mente che quello che volevan cavargli di bocca per forza, avrebbe potuto addurlo lui come un argomento fortissimo della sua innocenza, se fosse stato la verità, come, con atroce sicurezza, ripetevano. E nelle costituzioni di Carlo V, dove sono attribuiti al senato poteri ampissimi, s’eccettua però quello di “concedere remissioni di delitti, grazie o salvocondotti; essendo cosa riservata al principe16”. —, Storia della colonna infame, edizione critica e commento a cura di C. Riccardi, Milano, Centro Nazionale di Studi Manzoniani, 2002 Milano. Perciocchè era (e poteva non essere?) quanto più il soggetto della bugia era per sè indifferente, e di nessuna importanza, tanto più essa sarebbe stata, nelle loro mani, un argomento potente della reità del Piazza, mostrando che questo aveva bisogno di stare alla larga dal fatto, di farsene ignaro in tutto, in somma di mentire. In occasione dell’arrivo di The Crown 4, ecco il riassunto della stagione 3, per prepararsi ai nuovi episodi. Numquid potest repeti quæstio? Si dovette finire, e ricondurlo di nuovo, non confesso, in carcere. signor Presidente! Riassunto per l'esame di Letteratura italiana, basato su appunti personali e studio autonomo del testo consigliato dal docente Storia della colonna infame, Alessandro Manzoni (pubblicata in appendice Per favore, accedi o iscriviti per inviare commenti. Ma che dico? XIV, 3. - Abbatis Panormitani, Commentaria in libros decretalium. Nel capitolo XXXI dello scritto antecedente, s’è fatto menzione d’una grida, con la quale il tribunale della Sanità prometteva premio e impunità a chi rivelasse gli autori degl’imbrattamenti trovati sulle porte e sui muri delle case, la mattina del 18 di maggio; e s’è anche accennata una lettera del tribunale suddetto al governatore, su quel fatto. cit. Lingua; Segui; Modifica < Storia della colonna infame. Lasciamo da parte che l’opinion più comune, anzi quasi universale, de’ giureconsulti, era (e se al ciel piace, doveva essere) che una tal massima non potesse applicarsi alla procedura, ma soltanto alla pena; "giacchè," per citarne uno, "benchè si tratti d’un delitto enorme, non consta però che l’uomo l’abbia commesso; e fin che non consti, è dovere che si serbino le solennità del diritto3". “In quei tempi credevasi che o ne’ capelli e peli, ovvero nel vestito, o persino negli [p. 789 modifica]intestini trangugiandolo, potesse avere un amuleto o patto col demonio, onde rasandolo, spogliandolo e purgandolo ne venisse disarmato13”. Ma che bisogno avevano d’usare un tal raggiro con lo Spinola? “È assai verosimile”, dice il Verri, “che nel carcere istesso si sia persuaso a quest’infelice, che persistendo egli nel negare, ogni giorno sarebbe ricominciato lo spasimo; che il delitto si credeva certo, e altro spediente non esservi per lui fuorchè l’accusarsene e nominare i complici; così avrebbe salvata la vita, e si sarebbe sottratto alle torture pronte a rinnovarsi ogni giorno. D’una sola cosa credettero di dover chiedere spiegazione: per qual causa non l’ha potuto dire le altre volte. “fu messo ad una graue tortura, ma non confessò il delitto.”. se, come aveva dato prova di saper fare, persisteva a negare anche ne’ tormenti? Storia della colonna infame. a che filo attaccarsi? Riferito l’esame in senato, il giorno 23, dal presidente della Sanità, che n’era membro, e dal capitano di giustizia, che ci sedeva quando fosse chiamato, quel tribunale supremo decretò che: “il Piazza, dopo essere stato raso, rivestito con gli abiti della curia, e purgato, fosse sottoposto alla tortura grave, con la legatura del canapo,” atrocissima [p. 787 modifica]aggiunta, per la quale, oltre le braccia, si slogavano anche le mani; “a riprese, e ad arbitrio de’ due magistrati suddetti; e ciò sopra alcune delle menzogne e inverisimiglianze risultanti dal processo.”. Ma insegnavan forse che bastasse una bugia qualunque? Ed ecco cosa rispose: passai di là, et lui chiamandomi mi disse: vi ho puoi da dare un non so che; io gli dissi che cosa era? A tutte queste risposte, e ad altre d’ugual valore, che sarebbe lungo e inutile il riferire, gli esaminatori non trovaron nulla da opporre, o per parlar più precisamente, non opposero nulla. Cedette, abbracciò quella speranza, per quanto fosse orribile e incerta; assunse l’impresa, per quanto fosse mostruosa e difficile; deliberò di mettere una vittima in suo luogo. E l’argomento era stringente, come nobile e umano l’assunto. manzoniana e che uccise quasi la metà della popolazione provocando la morte di circa . Ma come trovarla? sapesse quello che si è scoperto nel particolare d’alcuni scelerati che, a’ giorni passati, andauano ungendo i muri et le porte di questa città.” E non sarà forse senza curiosità, nè senza istruzione, il veder come cose tali sian raccontate da quelli che le fecero. “La bugia, per fare indizio alla tortura, deve riguardar le qualità e le circostanze sostanziali del delitto, cioè che appartengano ad esso, e dalle quali esso si possa inferire; altrimenti no: alias secus.”, “La bugia non fa indizio alla tortura, se riguarda cose che non aggraverebbero il reo, quando le avesse confessate.”. Eran dunque da capo, come se non avessero fatto ancor nulla; bisognava venire, senza nessun vantaggio, all’investigazion del supposto delitto, manifestare il reato al Piazza, interrogarlo. Di più, quest’indizi, quanto manifesti, evidenti e urgenti, ognun lo vede, non erano stati messi alla prova, discussi col reo. STORIA DELLA COLONNA INFAME Contesto storico Milano, allora amministrata dagli spagnoli, fu duramente colpita nel 1630 da una terribile peste diffusa in gran parte del nord della penisola italiana, nota anche come peste . Storia della colonna infame Introduzione (obiettivi e riflessioni di Manzoni) Nel 1630 dei giudici accusarono Giangiacomo Mora e Guglielmo Piazza di essere untori e li torturarono per ottenere una confessione. Alcuni però si contentavano d’un testimonio solo, purchè fosse maggiore d’ogni eccezione. Chè tutto si faceva con l’autorità di costei; quel suo: all’hora mi viene in pensiero se a caso fosse un poco uno de quelli, com’era stato il primo movente del processo, così n’era ancora il regolatore e il modello; se non che colei aveva cominciato col dubbio, i giudici con la certezza. IncludiIntestazione E l’argomento era stringente, come nobile e umano l’assunto. Ma vedremo in vece che tutto fu condotto da quella medesima loro volontà, la quale, per mantener l’inganno fino alla fine, dovette ancora eluder le leggi, come resistere all’evidenza, farsi gioco della probità, come indurirsi alla compassione. Constitutiones dominii mediolanensis; De Senatoribus. La bugiarda rivelazione fu fatta bensì, ma il giorno seguente, dopo l’abboccamento con l’auditore, e a gente che se l’aspettava benissimo. come se il delitto imputatogli fosse stato d’essere entrato in via della Vetra. La conseguenza logica sarebbe stata di dichiarare assurda e ingiusta la tortura; ma a questo ostava l’ossequio cieco all’antichità e al diritto romano. Manzoni, Storia della colonna infame Manzoni racconta nella Storia della colonna infame, pubblicata in appendice all’edizione del 1840 dei Promessi sposi, le vicende legate ad una colonna eretta a Milano al tempo della peste. il decreto del senato non fa neppur menzione d’indizi relativi al delitto, non applica neppur la legge a torto; fa come se non ci fosse. F. Gonin, Frontespizio dell'opera. Riassunto per l'esame di Letteratura italiana, basato su appunti personali e studio autonomo del testo consigliato dal docente "Storia della colonna infame",… Era entrato in via della Vetra, era andato rasente al muro, l’aveva toccato; una sciagurata aveva traveduto, ma qualche cosa. La Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni appare come appendice a I Promessi Sposi nell'edizione del 1840. Hipp. Se qualcheduno avesse detto allo Spinola, che il Piazza non era stato interrogato punto intorno al delitto, lo Spinola avrebbe risposto: - Sono positivamente informato del contrario: il capitano di giustizia mi scrive, non questa cosa appunto, ch’era inutile; ma un’altra che la sottintende, che la suppone necessariamente; mi scrive che, [p. 792 modifica]messo ad una grave tortura, non lo confessò. Son le parole tradotte letteralmente, ma messe così fuor di luogo dal Ripamonti: dedit unguenta mihi tonsor. vede bene che, per quanti tormenti ho hauuto, non ho potuto dir niente. E non paia strano di vedere un tribunale farsi seguace ed emulo d’una o di due donnicciole; giacchè, quando s’è per la strada della passione, è naturale che i più ciechi guidino. La legge romana sulla ripetizion de’ tormenti8, era interpretata in due maniere; e la men probabile era la più umana. Indice:I promessi sposi (1840).djvu LII, 11, 13, 14. Per amor di Dio, fatemi dar da bere; ma insieme: non so niente, la verità l’ho detta. E bastava, secondo loro, che il detto dell’accusato paresse al giudice bugia, perchè questo potesse venire ai tormenti? Ora, nè l’una, nè l’altra interpretazione faceva punto al caso. Dopo molte e molte risposte tali, a quella freddamente e freneticamente ripetuta istanza di dir la verità, gli mancò la voce, ammutolì; per quattro volte non rispose; finalmente potè dire ancora una volta, con voce fioca; non so niente; la verità l’ho già detta. Dig. Quel secondo esame non fu che una ugualmente assurda e più atroce ripetizione del primo, e con lo stesso effetto. Lui, era stato un fatto reale, che aveva servito d’occasione e di pretesto per accusarlo. [p. 791 modifica]Avevan cominciato con la tortura dello spasimo, ricominciarono con una tortura d’un altro genere. Reus evidentioribus argumentis oppressus, repeti in quæstionem potest. 1.2 Il caso della Storia della Colonna Infame 9 1.3 La peste 9 1.4 Gli untori 10 2 DA VERRI A MANZONI 12 2.1 Genesi 12 2.2 L'ambiente in cui nasce il trattato di Verri 13 2.3 Finalità illuministiche di Verri 14 2.4 Due diversi punti di vista 16 2.5 L’utile e la giustizia 17 3 PASSATO E PRESENTE 20 20131019231940 L’infelice Piazza, interrogato prima, e contradetto con cavilli, che si direbbero puerili, se a nulla d’un tal fatto potesse convenire un tal vocabolo, e sempre su circostanze indifferenti al supposto delitto, e senza mai accennarlo nemmeno, fu messo a quella più crudele tortura che il senato aveva prescritta. E a proposito dell’impunità, senza impugnar l’autorità del senato in tal materia (chè alle volte gli uomini si tengon più offesi a metter in dubbio il loro potere, che la loro rettitudine), oppone che il Piazza “fu introdotto nanti detto signor Auditore solamente, quale non haueua alcuna giurisditione... procedendo perciò nullamente, e contro li termini di ragione”. Se avesse ricevuto dal Mora il vasetto del preservativo che gli aveva chiesto, avrebbe descritto quello; ma non potendo cavar nulla dalla sua memoria, s’attacca a un oggetto presente, per attaccarsi a qualcosa di reale. Risponde: io non l’ho detta, perchè non ho potuto, et se io fossi stato cent’anni sopra la corda, io non haueria mai potuto dire cosa alcuna, perchè non potevo parlare, poichè quando m’era dimandata [p. 800 modifica]qualche cosa di questo particolare, mi fugiva dal cuore, et non poteuo rispondere. Si dirà forse che, in faccia alla giurisprudenza, se non alla coscienza, tutto era giustificato dalla massima detestabile, ma allora ricevuta, che ne’ delitti più atroci fosse lecito oltrepassare il diritto? Crim., Cap. E non ci voleva, certo, la sua perspicacia per fare un’osservazion simile; ci volle l’accecamento della passione per non farla, o la malizia della passione per non farne conto, se, come è più naturale, si presentò anche alla mente degli esaminatori. D’ordine del senato (come si ricava da una lettera autentica del capitano di giustizia al governatore Spinola, che allora si trovava all’assedio di Casale), l’auditor fiscale della Sanità, in presenza d’un notaio, promise al Piazza l’impunità, con la condizione (e questo si vede poi nel processo) che dicesse interamente la verità. Senza entrare in nulla che toccasse circostanze, nè sostanziali nè accidentali, del presunto delitto, moltiplicarono interrogazioni inconcludenti, per farne uscir de’ pretesti di dire alla vittima destinata: non è verisimile; e, dando insieme a inverisimiglianze asserite la forza di bugie legalmente provate, [p. 783 modifica]intimar la tortura. Sua madre era Giulia Beccaria, figlia del celebre Cesare. legge valter zanardi per chi volesse sostenere il canale con una piccola donazione https://www.paypal.me/leggopervoi Al ritorno di The Crown 4 mancano solo poche ore e questo riassunto della stagione 3 è […] È che non cercavano una verità, ma volevano una confessione: non sapendo quanto vantaggio avrebbero avuto nell’esame del fatto supposto, volevano venir presto al dolore, che dava loro un vantaggio pronto e sicuro: avevan furia. Riassunto esame Letteratura italiana, prof. Marini, libro consigliato Storia della colonna infame, Manzoni. Ma vediamo come il Claro medesimo interpreti una tal regola: "si viene alla tortura, quantunque gl’indizi non siano in tutto sufficienti (in totum [p. 784 modifica]sufficientia), nè provati da testimoni maggiori d’ogni eccezione, e spesse volte anche senza aver data al reo copia del processo informativo.” E dove tratta in particolare degl’indizi legittimi alla tortura, li dichiara espressamente necessari “non solo ne’ delitti minori, ma anche ne’ maggiori e negli atrocissimi, anzi nel delitto stesso di lesa maestà.7” Si contentava dunque d’indizi meno rigorosamente provati, ma li voleva provati in qualche maniera; di testimoni meno autorevoli, ma voleva testimoni; d’indizi più leggieri, ma voleva indizi reali, relativi al fatto; voleva insomma render più facile al giudice la scoperta del delitto, non dargli la facoltà di tormentare, sotto qualunque pretesto, chiunque gli venisse nelle mani. 100% giacchè non poteva credere che fossero per abbandonare una preda, senza averne acquistata un’altra almeno, che volessero finire senza una condanna. XLVIII, tit. Visita teatralizzata con letture di alcuni brani tratti da “Storia della colonna infame” di Alessandro Manzoni. Informazioni sulla fonte del testo Capitolo VI [p. tit. La lettera che abbiamo accennata, fu scritta il 28 di giugno, cioè quando il processo aveva, con quell’espediente, fatto un gran passo. —, Storia della colonna infame, a cura di M. Cucchi, Milano, Feltrinelli, 1992. Insistono. lib. [senza fonte] Le principali critiche mosse dal Nicolini sono:[2], Una difesa della Storia della colonna infame venne pubblicata da Leonardo Sciascia, che definì i giudici "burocrati del male"[3] e che propose un parallelo tra le vicende del processo e le leggi speciali contro il terrorismo volte ad assicurare l'impunità per i pentiti politici. Ed è per l’esecuzione di questa grida, così espressamente circoscritta a un fatto del 18 di maggio, che il capitano di giustizia dice essersi promessa l’impunità all’uomo accusato d’un fatto del 21 di giugno, e lo dice a quel medesimo che l’aveva, se non altro, sottoscritta! — Sì, signore, — avrebbe potuto rispondere: — avevo sentito dire che s’eran trovati unti i muri di via della Vetra; e stavo a baloccarmi sulla porta di casa vostra, signor presidente della Sanità! Bisogna dire che quella promessa d’impunità fosse poco conosciuta dal pubblico, giacchè il Ripamonti, raccontando i fatti principali del processo, nella sua storia della peste, non ne fa menzione, anzi l’esclude indirettamente. E il governatore ne fece infatti promulgare una, in data del 13 di giugno, con la quale promette a ciascuna persona che, nel termine di giorni trenta, metterà in chiaro la persona o le persone che hanno commesso, fauorito, aiutato cotal delitto, il premio, etc. Questo scrittore, incapace d’alterare apposta la verità, ma inescusabile di non aver letto, nè le difese del Padilla, nè l’estratto del processo che le accompagna, e d’aver creduto piuttosto alle ciarle del pubblico, o alle menzogne di qualche interessato, racconta in vece che il Piazza, subito dopo la tortura, e mentre lo slegavano per ricondurlo in carcere, uscì fuori con una rivelazione spontanea, che nessuno s’aspettava18. Op. Con tutto ciò, gli esaminatori vanno avanti con le domande, sul luogo, sul giorno, sull’ora della proposta e della consegna; e, come contenti di quelle risposte, ne chiedon dell’altre. postilla qui, stavo per dire esclama, il Verri. Il Piazza dunque chiese, ed ebbe l’impunità, a condizione però che esponesse sinceramente il fatto19.”. XXXVII, 79. storia della colonna infame riassunto introduzione si apre con polemica contro giudici che hanno ritenuto di condannare ingiustamente degli innocenti di ergere Ma il disgraziato, che, mentendo a suo dispetto, cercava di scostarsi il possibile meno dalla verità, rispose soltanto: a me l’ha dato lui l’unguento, il Barbiero. Considerato tra i massimi scrittori della nostra letteratura, fu autore di opere etico-religiose, storiche, poetiche. Era, dico, dottrina comune che il giudice non potesse, di sua autorità propria, concedere impunità a un accusato15. Non paia strano il veder uomini i quali non dovevan essere, anzi non eran certamente di quelli che vogliono il male per il male, vederli, dico, violare così apertamente e crudelmente ogni diritto; giacchè il credere ingiustamente, è strada a ingiustamente operare, fin dove l’ingiusta persuasione possa condurre; e se la coscienza esita, s’inquieta, avverte, le grida d’un pubblico hanno la funesta forza (in chi dimentica d’avere un altro giudice) di soffogare i rimorsi; anche d’impedirli.